Anche il Pd della Valle d’Aosta interviene sui contenuti del ddl Concorrenza, in particolare sulla parte del testo che riguarda le concessioni idroelettriche. E lo fa a sostegno della posizione, già esplicitata a livello nazionale dal partito, di chiedere al premier Mario Draghi di ripensare alla formulazione attuale del provvedimento, cioè quella di mettere a gara le autorizzazioni entro il 2022.
Il partito, nella consapevolezza che il tema “sia una delle riforme che il governo si è impegnato a fare con il Pnrr”, ritiene che “procedere mediante bandi di gara europei, in questo momento storico, sia una scelta sbagliata”. Non solo “perché nessun altro Paese europeo va in questa direzione”, ma soprattutto perché “il contesto generale è stato stravolto dalla guerra in Ucraina”.
Pertanto, sottolineano i Dem della Valle d’Aosta, “nella corsa agli approvvigionamenti e nell’affrancarsi dalla dipendenza del gas della Russia l’energia prodotta dall’acqua diventa una risorsa strategica, soprattutto per la Valle d’Aosta”. Ecco quindi la controproposta del Pd, che “intende prorogare fino a venti anni le concessioni attuali, ridefinirne le condizioni, impegnare i gestori a fare investimenti e ad investire nella salvaguardia dei territori locali”.
No alle gare, quindi. “Lo stesso rinvio di un anno dei termini proposto dal Governo – scrive il Pd in una nota – appare insufficiente”. Dati alla mano, l’idroelettrico assicura circa il 20% della produzione di energia elettrica nazionale e il 40% di quella rinnovabile. La potenza complessiva installata in Italia è di circa 23 Gigawatt, di cui il 19,5% di grande derivazione. Attorno all’80% della produzione è in mano ad otto operatori: Enel, A2A, Alperia, Dolomiti Energia, Edison, Iren, Acea e la valdostana Cva.
I due terzi delle loro concessioni scadranno nel 2029 e il Pd ricorda che “per fare un esempio vicino alla Valle d’Aosta, la Francia ha prolungato la durata delle proprie” autorizzazioni idroelettriche fino al 2041. “Non si tratta – annota il partito – di una nuova forma di protezionismo, ma di ragionare su di un mercato europeo equo”. Peraltro, “immaginare oggi, per il nostro Paese, e per la nostra regione, di consegnare ai grandi ‘player’ internazionali un ‘asset’ strategico come quello dell’energia è pericoloso e del tutto privo di lungimiranza”.
“Come Pd della Valle d’Aosta – commenta il segretario regionale Luca Tonino – sosterremo senza esitazioni questa proposta. Una proposta di buon senso che apre nuove prospettive per il gruppo Cva. In questo momento serve serenità e qualche garanzia per il futuro”. “Chiediamo a tutte le forze politiche autonomiste e ai rappresentanti locali delle forze politiche nazionali di accompagnarci su questa proposta. – chiude Tonino – La responsabilità e il bene della Valle d’Aosta, tante volte declamati ed enunciati soprattutto in questo periodo, devono diventare realtà: gli autonomisti e il centro destra sono disponibili a ragionare in questo senso?”.
Il governo aveva stabilito una “road map” stringente per il ddl Concorrenza. Il provvedimento, nei piani di palazzo Chigi, andava chiuso entro il 30 giugno ed ora, a fronte dei distinguo delle forze politiche (la Lega, invece, spinge per le gare), il ministro per i Rapporti con il Parlamento Fabrizio d’Incà ha dovuto concedere un doppio passaggio in Senato del provvedimento.
Se ne parlerà, in una rosea ipotesi, per la seconda metà di luglio. Il rischio di una perdita della gestione della maggiore fonte rinnovabile, specie se gli altri Paesi non apriranno alla concorrenza, ad oggi è stato evidenziato anche dal Comitato parlamentare per la sicurezza.