Una sperimentazione durata oltre quindici anni, un metodo scientifico validato e nuovi valori di rilascio idrico da rispettare per conciliare produzione idroelettrica e tutela ambientale. La Valle d’Aosta si prepara ad applicare i risultati del progetto di sperimentazione sul Deflusso Minimo Vitale (DMV) e Deflusso Ecologico (DE), realizzato da Cva, in collaborazione con Regione, Arpa, Fondazione Cima e altre istituzioni scientifiche. Nella mattinata di martedì 19 marzo 2025, la Giunta regionale ha approvato una delibera che va in questa direzione.
L’atto recepisce i risultati della sperimentazione avviata nel 2006 e sviluppata attraverso modelli scientifici come MesoHABSIM (Nda simula come cambiano gli habitat nei fiumi quando cambia il livello dell’acqua, aiutando a capire quanta acqua serve davvero per mantenere vivi e sani gli ecosistemi fluviali) e l’analisi multi-criterio (MCA). Per ciascuna delle 30 principali opere di presa sono stati definiti i nuovi valori di DMV/DE da garantire, da applicare entro il 31 dicembre 2025.
CVA dovrà ora presentare, entro due mesi, un piano di adeguamento delle opere per consentire il rispetto delle nuove portate. L’adeguamento includerà eventuali interventi strutturali, in particolare in presenza di opere che necessitano modifiche per permettere i rilasci previsti.
“Questo percorso ha consentito a tutti gli attori coinvolti di sviluppare procedure di valutazione dello stato dei corsi d’acqua e degli impatti dei prelievi molto avanzate, che ci pongono all’avanguardia per i corsi d’acqua di montagna”, ha spiegato l’assessore alle opere pubbliche Davide Sapinet. “È un provvedimento che dimostra l’impegno della Regione nel coniugare sviluppo economico e tutela ambientale, anche a beneficio dei piccoli produttori, in un’ottica di lungo periodo”.
Secondo l’assessore, la necessità di aggiornare i criteri per DMV e DE è emersa con forza negli ultimi anni anche a causa dei cambiamenti climatici. La Regione ha quindi avviato questa sperimentazione scientifica e partecipata, volta a garantire il rilascio minimo di acqua per preservare la biodiversità dei corsi d’acqua, conciliando le esigenze ambientali con quelle produttive.
La metodologia messa a punto – evidenzia la relazione finale – rappresenta una buona pratica a livello nazionale, perfettamente coerente con la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE e con la normativa italiana. Per questo motivo il protocollo valdostano potrebbe essere replicato anche in altri contesti, contribuendo a una gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche.
Una risposta
L’articolo dovrebbe essere portato a conoscenza dei Pescatori Valdostani magari attraverso il loro Consorzio o tramite l’ufficio caccia e pesca della Regione che dovrebbero essere li’ per quello….