È nata un’alleanza per dire “no” al cibo sintetico

L’iniziativa - spiegano da Coldiretti Valle d'Aosta - ha come primo obiettivo la sottoscrizione di un Manifesto per esporre le ragioni dell’alleanza ed aprire un confronto con istituzioni, associazioni, mondo scientifico, imprese e cittadini per l’avvio di una battaglia contro il cibo sintetico e artificiale.
Coldiretti
Economia

È nata un’inedita, larga e composita alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità e spingersi contro quello artificiale e sintetico. A farne parte sono Acli, AcliTerra, Adusbef, Anpit, Asi, Assobio, Centro consumatori Italia, Cia, Cna, Città del vino, Città dell’olio, Codacons, Codici, Consulta distretto del cibo, Ctg, Coldiretti, Demeter, Ecofuturo, Ewa, Federbio, Federparchi, Fipe, Fondazione Qualivita, Fondazione Una, Fondazione Univerde, Globe, Greenaccord, Gre, Italia nostra, Kyoto club, Lega consumatori, Masci, Movimento consumatori Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow food Italia, Unpli e Wilderness.

“L’iniziativa è stata varata dai rappresentanti delle diverse Organizzazioni nel corso di un incontro in Coldiretti ed ha come primo obiettivo la sottoscrizione di un Manifesto per esporre le ragioni dell’alleanza ed aprire un confronto con istituzioni, associazioni, mondo scientifico, imprese e cittadini per l’avvio di una battaglia, quella contro il cibo sintetico e artificiale, che è possibile vincere anche in una proiezione europea, nella certezza di agire per il bene comune”, spiegano la presidente di Coldiretti Valle d’Aosta Alessia Gontier e Elio Gasco, direttore regionale.

“Una assunzione di responsabilità nella ricerca delle ragioni tecniche e valoriali per contrastare rischi reali di desertificazione delle campagne, di speculazione finanziaria e monopolio dei brevetti insieme a preoccupazioni per la salute dei consumatori”, aggiungono.

In Valle d’Aosta la petizione promossa da Coldiretti per dire “No” al cibo sintetico ha raccolto oltre 4mila firme. Si sono espressi contro gli alimenti prodotti in laboratorio anche il Consiglio regionale e 15 dei comuni valdostani più densamente abitati, che rappresentano oltre la metà della popolazione.

3 risposte

  1. Sono d’accordo con il commento di Vale. Il cibo prodotto in laboratorio tramite l’uso di tecniche di ingegneria genetica e biologia sintetica, progettato per fornire gli stessi nutrienti degli alimenti tradizionali, e in futuro essere prodotto in modo più efficiente ed economico rispetto al cibo tradizionale, potrà ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti e dell’agricoltura garantendo sicurezza alimentare e fornendo una valida alternativa a chi vorrà consumarlo.
    Ogni anno vengono allevati milioni di animali in condizioni pessime. Da poche cellule si può ottenere la stessa quantità’ di carne senza ammazzare animali.

  2. La carne coltivata non sarebbe in competizione con i prodotti di qualità, ma con quelli che vengono dagli allevamenti intensivi! Trovo questa di Coldiretti una crociata senza senso.

  3. Se mai la carne coltivata (termine corretto in quanto si tratta di vere cellule di carne riprodotte, nulla di chimico) venisse ammessa sul territorio, nessuno obbligherebbe nessuno al suo consumo, sembra invece che la si voglia vietare a chi la volesse come variante, ricordo che anche la Fondazione Veronesi non la ritiene pericolosa e la consideri una alternativa valida per chi vuole impattare meno sull ambiente, chiunque sia contrario continuerebbe a non considerarla, senza necessità alcuna di dover difendere la carne classica, trovo quindi assurdo questo volerla discriminare a prescindere come a temere che poi nessuno vorrebbe più consumare quella di nostra produzione.
    https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/carne-sintetica-ecco-perche-ci-serve

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