L’obiettivo, come ha detto in conferenza stampa l’assessore regionale allo Sviluppo economico Luigi Bertschy, è quello di “riuscire a governare un processo di crescita continua delle politiche di sostegno del settore, mettendo a disposizione delle imprese valdostane una visione di sviluppo e delle azioni concrete”.
Questa una delle finalità del Piano di Sviluppo Industriale della Valle d’Aosta– redatto in collaborazione con Finaosta e The European House – Ambrosetti e Teha Group di Milano – approvato dalla Giunta regionale e presentato oggi, venerdì 18 luglio. Al suo interno, dicono da piazza Deffeyes, “il frutto di un lavoro intenso durato quasi un anno e che ha coinvolto imprese, esperti, enti pubblici e centri di ricerca”.
Al suo interno, tre direttrici chiave su cui agire: le azioni di potenziamento settoriale, gli incentivi all’innovazione dell’ecosistema di ricerca e sviluppo ed i programmi di attraction e retention di talenti e forza lavoro qualificata.
Le tre direttrici

Nel dettaglio, la prima direttrice prevede che per lo sviluppo industriale della Valle d’Aosta si punti sulla creazione di una filiera energetica sostenibile, sulla valorizzazione della filiera del legno, ma anche sul rafforzamento del posizionamento delle produzioni regionali sui mercati nazionali ed internazionali, quello dell’ecosistema regionale delle Scienze della Vita, la creazione di un Centro di Eccellenza per la formazione nella manutenzione degli impianti sciistici, lo sviluppo e supporto della filiera della componentistica automotive in segmenti ad alto potenziale ed il rafforzamento della filiera della metallurgia e siderurgia attraverso integrazioni verticali e sinergie strategiche.
Riguardo la ricerca, il Piano individua diverse altri settori sui quali agire per sviluppare l’impresa valdostana: il dialogo tra le realtà territoriali di diverse dimensioni per consolidare le filiere e creare opportunità, ma anche la creazione di una filiera del monitoraggio sul cambiamento climatico e rischio idrogeologico nelle zone alpine.
Infine, per il terzo punto, l’obiettivo è la creazione di un Istituto tecnico superiore in Valle d’Aosta.
“Con questo Piano, la Valle d’Aosta intende dare forza a una rete industriale in trasformazione – ha aggiunto Bertschy –. Un sistema produttivo che deve investire nella ricerca, nell’innovazione, nella sostenibilità e nella valorizzazione delle risorse locali sia umane sia materiali. Il piano consolida il lavoro svolto a sostegno delle imprese e propone, in questa fase di grandi trasformazioni, strumenti concreti e una strategia chiara, per dare alla nostra Regione un ruolo attivo e competitivo nel panorama industriale nazionale e internazionale. A breve saranno attivati i primi tavoli di lavoro con le imprese che seguiranno le dieci proposte di indirizzo che coinvolgono i vari ambiti del settore industriale”.
Parole che riecheggiano in quelle di Jasmine Abram, dirigente dell’Assessorato delle Sviluppo economico: “Il Piano è uno strumento di programmazione, interessante per approfondire meglio la conoscenza attori sul territorio, raccogliere il fabbisogno, riattivare una bella sinergia con Finaosta – ha detto –. Il perimetro è strettamente industriale ma che non dimentica altri settori trasversali come quello delle costruzioni, indispensabile in Valle d’Aosta. Parliamo di una serie di misure ristrette e perseguibili nel medio periodo”.
Talmente perseguibili che il Piano, dice il direttore generale di Finaosta Mattia Sisto, “si conclude con specifiche linee d’azione concrete e pragmatiche, iniziative che cercheremo di portare avanti nei prossimi anni, a supporto delle imprese manifatturiere della Valle d’Aosta”.
“Questo Piano arriva al momento giusto – ha aggiunto –. Non era presente un Piano strategico industriale, ed era necessario pensare a linee guida per uno sviluppo a medio/lungo termine. Anche per dare un segnale di vicinanza e guida alle imprese cui ci rivolgiamo, ovvero all’industriale e al manifatturiero, data l’importante cultura di produzione e storia che c’è in questa regione su questi settori”.
Una buona partenza
A spiegare il nocciolo del lavoro per stilare il Piano è stato Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile dell’Area scenari e Intelligence per la European House – Ambrosetti.
“Penso che nessun territorio possa prescindere dall’avere una competitiva base industriale – ha detto –. Siamo partiti da una ricognizione sul livello competitività su territorio e da dinamiche evolutive anche esterne. Il Piano offre anche strumenti innovativi ma soprattutto utili per le azioni che monitorino l’evoluzione delle azioni previste. All’interno ci sono dieci proposte operative per i settori industriali e quattro per la governance”.
Il tutto, partendo da lati positivi del sistema industriale valdostano, fatto al 91 per cento da imprese piccole o molto piccole, ma non solo:
Lati positivi tra cui rientrano – nel confronto con competitori assimilabili alla Valle come le provincie di Sondrio, Verbano-Cusio-Ossola, Cuneo, Bergamo, Brescia, Massa-Carrara, Bolzano, Trento, Belluno, Udine, Pordenone, Pesaro e L’Aquila, tutti presi in esame dal Piano – il quarto posto tra i territori peer per numero di laureati, un buon aumento dell’infrastruttura digitale, un numero di start-up innovative in media con l’Italia
Con criticità ancora tutte da risolvere, ma una serie di punti forti:
“Il Piano industriale vuole essere strumento d’azione – ha detto ancora Tavazzi –. Per ogni indirizzo è stata organizzata una scheda operativa con tutte le caratteristiche specifiche degli interventi proposti e due elementi che in genere non si trovano in un Piano industriale: i tempi ed il monitoraggio”.
Non solo: “È fondamentale che la transizione energetica venga completata in tutti i settori – ha concluso –. La proposta di intervento indirizza verso la realizzazione di un hub, un incubatole, per un confronto continuo tra grandi e piccole imprese, per far sì che tutte siano preparate efficacemente alla transizione energetica, ma lanciare anche nuove iniziative imprenditoriali. E in Valle d’Aosta ci sono le potenzialità per sviluppare una filiera energetica e una nuova imprenditorialità”.
Una risposta
Ottima l’idea di creare un ITS in Valle. Ricordo, non essendo molto conosciuto, che l’Istituto Tecnico Superiore è un percorso di due anni post diploma alternativo ma integrabile con un percorso universitario. Alla fine dei due anni si hanno competenze specifiche che permettono un veloce e soddisfacente inserimento nel mondo del lavoro. All’estero è presente da molti anni e apprezzato anche socialmente, e non costituisce una scelta di serie B