Federalismo fiscale municipale: contro gli affitti in nero arriva la “cedolare secca”

E’ già operativa la norma che introduce l’imposta sostitutiva sui redditi di locazione. Per l’UPPI vda si tratta di “un passo importante nel percorso di riduzione della pressione fiscale sui proprietari e una buona soluzione per la lotta all’evasione"
Economia

Dal 7 aprile scorso, ogni proprietario che concede in affitto un’abitazione può scegliere di pagare un’imposta con aliquota fissa, in sostituzione di quelle attualmente dovute sulle locazioni. E’ questa la grande novità introdotta dal Decreto legislativo sul federalismo fiscale e disciplinata la scorsa settimana da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, con la quale il Governo cercherà di combattere il fenomeno degli affitti in nero.

“Si tratta di un’imposta unica – ha spiegato Enrico La Loggia, presidente della Commissione parlamentare per l’Attuazione del federalismo fiscale e ospite illustre del convegno organizzato nel pomeriggio dall’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari della Valle d’Aosta – mirata a sostituire la miriade di tasse e balzelli che pesano sui contratti di locazione e che in qualche modo incentivano i proprietari di case a non dichiararli”.

Nel corso dell’incontro si è parlato delle modalità di esercizio dell’opzione e di versamento dell’imposta, ma soprattutto delle conseguenze e delle possibili ricadute, per i proprietari, della nuova fiscalità sulla casa.

“Tecnicamente – ha spiegato il Presidente Vicario dell’UPPI, Jean-Claude Mochetla cedolare secca sostituisce l’Irpef, l’imposta di registro e l’imposta di bollo, mentre rimane l’obbligo di versare l’imposta di registro per la cessazione del contratto di locazione”. In questo modo, la tassazione sugli affitti sarà proporzionale al canone pattuito e non terrà conto del reddito complessivo del proprietario.  “Sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti – ha continuato Mochet – la cedolare secca si applica con un’aliquota del 21%, che scende al 19% per i contratti a canone concordato (“3+2”, transitori, studenti) relativi a immobili siti nei Comuni ad alta tensione abitativa”.

In cambio, i proprietari d’immobili saranno tenuti a bloccare il canone d’affitto, escludendo anche gli adeguamenti Istat. “Chi sceglierà la cedolare fissa – ha sottolineato Mochet – dovrà rinunciare alla facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone, inclusa la variazione accertata dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, verificatasi nell’anno precedente”.

Invece, per chi non dichiarerà in tutto o in parte i canoni di affitto, le sanzioni in vigore fino alla scorsa settimana saranno raddoppiate. “Dopo l’abolizione dell’ICI sulla prima casa – ha commentato il Segretario dell’UPPI, Adolfo Dujanysi tratta di un altro passo fondamentale nel percorso di riduzione della pressione fiscale sui proprietari e una buona soluzione per la lotta all’evasione”.

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