Idroelettrico, Ad di Cva Argirò chiede stralcio del decreto concorrenza

L'Amministratore delegato di Cva, audito nei giorni scorsi in Commissione al Senato, ha messo sul tavolo invece la proposta di rilanciare il comparto idroelettrico attraverso un piano su larga scala di investimenti.
Argirò Ad Cva
Economia

“Il Ddl concorrenza va integralmente stralciato“. A dirlo è l’Amministratore delegato di Cva, Giuseppe Argirò, audito martedì scorso dalla 10° Commissione permanente industria, commercio, turismo del Senato, sulle tematiche relative alle concessioni di grande derivazione idroelettrica.

In quell’occasione Argirò ha espresso la sua “netta contrarietà” al testo approvato, evidenziandone “i gravi effetti distorsivi”. In particolare secondo l’Ad di Cva l’articolato “non tiene conto del valore strategico del comparto ai fini della sicurezza energetica del Paese, assolutamente strategica anche a seguito della pandemia e dello shock energetico prodotto; appare in netto contrasto con le priorità oggi unanimemente condivise”.

Fra gli effetti attesi: “un blocco sostanziale (7-10 anni) degli investimenti strategici nel settore idroelettrico italiano, necessari peraltro per accompagnare lo sviluppo delle altre FER non programmabili”; il rallentamento della “necessaria evoluzione tecnologica, funzionale alla sicurezza della rete elettrica nazionale;” l’esposizione dell’idroelettrico italiano, asset strategico per la transizione ecologica, alla mercé di operatori esteri, senza alcun bilanciamento né opportunità per gli operatori nazionali, in quanto gli altri Paesi europei non metteranno a gara le loro concessioni”.
Inoltre “a causa della concentrazione temporale delle procedure di gara” sarà avvantaggiati  gli operatori di maggiori dimensioni, “con il rischio di ritornare a livelli di concentrazione cui si era tentato di rimediare con la liberalizzazione di 20 anni fa”.

L’Amministratore delegato di Cva ha messo sul tavolo invece la proposta di rilanciare il comparto idroelettrico attraverso un piano su larga scala di investimenti per “contrastare le conseguenze gravi che ha determinato lo shock energetico per le famiglie e il sistema produttivo nazionale”.

“E’ fondamentale consentire fin da subito agli operatori, attraverso meccanismi di estensione delle durate o riassegnazione delle concessioni, di proporre piani di investimento straordinari stimati in oltre 10 miliardi di euro, – conclude la nota –  funzionali al recupero di efficienza e di producibilità delle centrali idroelettriche esistenti, con ricadute positive sui territori in termini ambientali, economici ed occupazionali”.

Una risposta

  1. Pensionato Enel , sono fermamente convinto che idroelettrico DEVE rimanere un patrimonio pubblico, anzi deve essere ampliato con nuove centrali di pompaggio unica fonte ecologica che aiuta lo sviluppo delle rinnovabili.NO ASSOLUTO A IMPIANTI NUCLEARI. Politici non svendete un tesoro pubblico per il bene dei Vs figli. GRAZIE

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