In Valle d’Aosta il mercato del lavoro è sempre più rosa. Secondo i dati dell’Osservatorio economico sociale e regionale, presentati oggi in una conferenza stampa indetta dalla Consigliera regionale di Parità, da decenni l’occupazione femminile in Valle cresce. Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 2009 è arrivato al 59,2% contro il 46,4% del resto del paese. Il tasso di femminilizzazione degli occupati nel 2009 era del 43,4% e quello di femminilizzazione delle assunzioni nel 2010 ha toccato quota 53,4%.
Dati positivi ma, guardando al rovescio della medaglia, si scopre che le donne occupate si concentrano soprattutto nel lavoro a tempo parziale e a tempo determinato e vanno a occupare profili bassi, nonostante livelli di scolarità più alti. Una buona parte della crescita dell’occupazione femminile è spiegata dalla popolazione straniera, impiegata in profili bassi soprattutto nel campo della cura e dell’assistenza.
Altri segnali negativi riguardano la disoccupazione che interessa soprattutto le donne: nel 2009 il 5,6% delle donne risultava disoccupata contro il 3,5% degli uomini. Differenze ancora più sensibili se si guarda alla popolazione giovanile: nel 2009 le disoccupate tra i 15 e i 24 anni erano il 21,3% contro il 14,5% dei loro coetanei maschi.
‘Vi è la percezione diffusa – ha spiegato Nadia Savoini, Consigliera regionale di parità – che le disparità di genere persistano anche nella nostra realtà a livello di tassi di occupazione e di retribuzione, di orario di lavoro, di accesso ai posti di responsabilità, di condivisione delle responsabilità in materia di impegni familiari e domestici, e anche di rischio povertà”.
Se è vero che nel periodo di crisi le donne hanno mostrato una maggiore capacità di flessibilità e adattamento rispetto ai maschi e anche vero che si è acuita, in un clima di incertezza e insicurezza, la difficoltà per le donne di conciliare le responsabilità di cura con il lavoro.
Per questo secondo la Savoini la crisi va sfruttata per “ripensare le modalità di sostegno al lavoro femminile, per agevolare l’accesso al mercato del lavoro delle donne con bambini e/o anziani a carico, attraverso servizi di conciliazione in grado di rispondere maggiormente ai bisogni manifestati”.
“Investire sulle donne alla fine paga” ha concluso la Savoini. Infatti “una maggiore occupazione e indipendenza economica delle donne non può che tradursi in un maggiore sviluppo economico e sociale di un territorio”.