“La Cogne non inquina, lo possiamo dimostrare”: Marzorati risponde punto per punto a Zucchi

Il vicepresidente della Cas ha affrontato le perplessità sollevate dal consigliere regionale e dalla stampa. “La Cas non impiega cromo da anni, ma preleva, utilizza e restituisce acqua pulita”. Bocciata sul nascere l’ipotesi di delocalizzare la Cogne.
Roberto Marzorati - CAS
Economia

Quando si dice “vedo”, a poker, è un momento decisivo. Si voltano le carte e tutti possono constatare quali argomenti i giocatori abbiano realmente in mano. Ieri Roberto Marzorati, vice presidente della Cogne Acciai Speciali, ha lentamente calato i suoi assi sul tavolo, uno dopo l’altro, rispondendo punto per punto alle domande che circolano attorno all’azienda. Il consigliere regionale Alberto Zucchi ha espresso, anche nei giorni scorsi, non poche perplessità riguardo alle eventuali responsabilità della CAS nella presenza di cromo esavalente nella falda acquifera aostana, ma sul tappeto ci sono molte altre questioni, dal canone di pagamento dell’acqua industriale all’ipotesi di delocalizzare lo stabilimento. In mattinata una delegazione di consiglieri è stata accompagnata dentro lo stabilimento per osservare di persona piezometri, impianti e filtri, e comprendere come il loro funzionamento. Dopo il sopralluogo, in serata, è stata invece convocata una conferenza stampa per fare chiarezza su tutti i dubbi sollevati in questi ultimi mesi e anni. Il dossier preparato per i giornalisti si presenta come difficilmente oppugnabile. “I dati parlano chiaro, alle voci incontrollate opponiamo il rigore dei fatti”, ha sostenuto Marzorati, che ha riassunto in punti chiave tutte le risposte dell’azienda.

Le risposte di Marzorati alle  domande di Zucchi

Punto primo: La Cas non è priva di certificazioni, dal momento che ha ottenuto l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), resa obbligatoria dal Ministero dell’ambiente in tutta Italia. L’Aia riassume in sé le varie certificazioni necessarie, e infatti coinvolge tutti i soggetti, l’impresa, la Regione, i Comuni, l’Arpa, l’Usl, i Vigili del Fuoco e il Corpo forestale. Questo significa che la Cas ha superato positivamente una fase istruttoria che tra le altre cose prevede la verifica del rispetto di tutti i limiti normativi ambientali. “Da un anno e mezzo stiamo lavorando per ottenere il certificato di prevenzione degli incendi, che come l’Aia è frutto di un impegno collettivo” ha aggiunto Marzorati.

Punto secondo: Non è vero che la Cas non paga il canone per l’acqua. La Cas ha in usufrutto dei pozzi, non essendo collegata né all’acquedotto né alla rete fognaria, e paga ogni due anni, come prevedono le regole per i canoni dell’acqua industriale. La Regione ha perso tempo, e solo nel 2010 ha trasmesso il riepilogativo degli ultimi quattro anni. La Cas ha controllato le cifre – d’altronde si tratta di “bollette” di centinaia di migliaia di euro – e ha concordato un piano di pagamento suddiviso in due scaglioni.

Punto terzo: di tutta l’acqua che arriva al depuratore della Cogne una parte consistente viene trattata e riutilizzata dalla stessa acciaieria. In condizioni standard di lavoro il 75% dell’acqua impiegata dallo stabilimento è frutto del riciclo interno, e solo il 25 % è prelevata dai pozzi della Cas all’interno dello stabilimento. L’acqua non riutilizzata viene depurata e finisce nella Dora Baltea. Lo scarico viene monitorato automaticamente una volta al secondo, ed è settato in modo da dare l’allarme non appena gli elementi inquinanti raggiungono il 50-70% di quanto ammette come valore limite la certificazione Aia.

Punto quarto: Il cromo esavalente, in ogni caso, non viene più impiegato nei processi lavorativi della Cas da anni.

Punto quinto: In azienda non viene impiegata acqua inquinata dal cromo. Le analisi condotte una volta al mese sull’acqua prelevata dai pozzi della Cas hanno messo in luce una presenza di cromo inferiore a 0,1 microgrammi per litro, 500 volte inferiore al limite massimo imposto dalla legge (50 microgrammi per litro). “Si tratta di uno dei valori più bassi registrati in Italia” ha spiegato il vice presidente dell’azienda. “Tra l’altro – ha aggiunto – dei due pozzi che abbiamo, l’unico che impieghiamo solitamente, perché l’altro è di riserva, è posizionato a cinque metri di distanza da uno dei pozzi da cui si preleva l’acqua potabile per gli abitanti di Aosta. Quindi se il nostro pozzo fosse inquinato potrebbe non esserlo anche quello del comune?”.

Punto sesto:  La qualità della falda acquifera sotto la piana di Aosta è verificata periodicamente attraverso una rete di piezometri dislocati in vari punti. Quello che si trova a valle dello stabilimento Cas, e quindi nella posizione più favorevole per raccogliere dati significativi sull’eventuale inquinamento della falda, è costantemente analizzato. In base a quanto registrato non solo i valori di cromo sono nei limiti, ma sono anche in calo, anno dopo anno.

Punto settimo: Il piano di miglioramento dell’impianto di aspirazione dei fumi è stato portato a termine. “Noi già prima di progettarlo eravamo sotto i valori massimi di emissioni di inquinanti previsti dalla legge” ha ricordato Marzorati. “Nessuno ci ha imposto nulla. E’ volontariamente che abbiamo deciso di adottare tecnologie più recenti per l’aspirazione dei fumi, e di migliorare ulteriormente il nostro profilo ambientale”. La Cas ha speso un milione e 800 mila euro in due progetti, da ultimare entro il 2008. Solo il primo progetto è stato terminato nei tempi previsti, per il secondo è stato necessario un anno in più. Per la gestione e la manutenzione dei due impianti la Cas spende annualmente 780 mila euro addizionali.

Dopo avere replicato così, Roberto Marzorati ha mostrato delle tabelle riguardanti l’aspirazione dei fumi. Impianto per impianto, sono stati presi in esame i vari elementi inquinanti emessi dallo stabilimento, confrontando i valori limite imposti dalla legge con i valori effettivi registrati nel 2008, 2009 e 2010. Già nel 2008 lo scarto era evidente. A due anni di distanza, a lavori ultimati, la presenza di elementi inquinanti si è drasticamente abbassata. Per fare un esempio, se il forno Uhp può ammettere per legge fino a 35 mg/Nmc di polveri totali, nel 2008 la Cas ne emetteva 14,5 e nel 2010 appena 0,176.

E i valori di cromo esavalente segnalati dall’Arpa nel suo sito internet?

“L’inquinamento è preesistente, noi non usiamo il cromo da tempo, usiamo e restituiamo acqua pulita. L’Arpa dovrà intervenire, e anche noi daremo un contributo per eliminare questa eredità del passato. Intanto, come si può vedere, dedichiamo risorse e tempo per migliorare costantemente”.

Infine, Marzorati ha commentato anche le ipotesi di delocalizzazione dell’azienda circolate in questi ultimi tempi. “L’idea – ha sottolineato – non è stata mai neanche presa in considerazione. Ci sono impianti che non possono essere spostati, dovrebbero essere smantellati completamente e ricostruiti altrove, e non è una scelta economicamente possibile”.

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