Contro il decreto liberalizzazioni (decreto legge 1/2012) la Fipe ricorre alla Commissione europea. L’articolato impone in particolare l’obbligo di pagare le fatture entro 30 giorni dalla data della fattura o di consegna dei prodotti deperibili ed entro 60 per tutte le altre derrate agro-alimentari.
Secondo le associazioni questa norma è in contrasto con la normativa europea. “In ambito europeo è riconosciuto che l’autonomia imprenditoriale possa esercitarsi anche prevedendo termini di adempimento più lunghi, per favorire la dinamica degli scambi e mettere in concorrenza fornitori ed appaltatori.”
“Il decreto – spiega Pier Antonio Genestrone, presidente di Confcommercio-Fipe Valle d’Aosta – costituisce un ulteriore appesantimento burocratico”. “L’introduzione della nuova normativa – sottolinea Paola Gottardi, presidente di Confesercenti – avrà conseguenze tali da influire sull’attuale gestione finanziaria delle imprese, già provate dalla crisi economica”.
La situazione è ancora più grave nei servizi prestati a favore della pubblica amministrazione. “A causa dei ritardi che contraddistinguono i pagamenti nel settore pubblico e che raggiungono in Italia tempi allarmanti anche di dieci volte superiori rispetto a quelli imposti dalla normativa nazionale ed europea, contro i quali le imprese sono del tutto inermi. Le imprese che erogano servizi di ristorazione, infatti, si troveranno comunque costrette ad eseguire il servizio, pena gravi conseguenze, in alcuni casi anche di natura penale, ma, al contempo, non disporranno dei capitali necessari per corrispondere quanto dovuto ai propri fornitori di prodotti agroalimentari nei tempi impostidalla norma”.