Da più di trent’anni l’attività estrattiva è stata sospesa. Ma le miniere di Cogne, tesoro di archeologia industriale sospeso tra le montagne, continuano ad esercitare il loro fascino. Oggi la giunta regionale ha approvato la messa in sicurezza del sito, che necessita di una bonifica e una riqualificazione secondo le procedure standard definite dalle leggi dello Stato e della Regione.
“Abbiamo posto particolare attenzione alle diverse misure di recupero e di messa in sicurezza” ha dichiarato in proposito l’assessore regionale all’ambiente, Manuela Zublena. “Riteniamo che queste permettano un importante mantenimento dei tratti identitari del sito minerario, e nel contempo garantiscano maggiore sicurezza dell’intero compendio”.
Secondo quanto ha affermato l’assessore, alcuni interventi, come il consolidamento di alcuni fabbricati o l’asportazione delle coperture in cemento amianto, sono già stati avviati. Altre misure approvate riguardano l’area sotterranea, con il consolidamento delle gallerie e la regimazione delle acque. E’ prevista inoltre l’installazione di un impianto di comunicazione e di un impianto elettrico per l’illuminazione. I lavori si protrarranno per circa tre anni, costeranno tra i 6 e gli 8 milioni di euro. A farsene carico sarà la Fintecna S.p.A, la società concessionaria delle miniere, che ha presentato nel 2006 un’istanza di rinuncia allo sfruttamento, e nel 2010 un’istanza di rimozione del vincolo minerario, dando il via libera ai lavori.
In questi anni, nonostante la trentennale sospensione delle estrazioni minerarie, la società Fintecna, essendo la custode della miniera, aveva comunque dovuto mantenere in efficienza la funivia, il trenino, lo skip e i macchinari interni, effettuando anche degli interventi di adeguamento sugli impianti di illuminazione e di ripristino di alcuni punti che presentavano dei cedimenti.
Ancora non si sa nulla di un’eventuale riconversione della miniera a fini turistici e socio- culturali. Se la Regione deciderà di agire in questo senso, dovrà comunque attendere la messa in sicurezza degli impianti e la bonifica dell’area. E’ quanto auspicano le associazioni di tutela dell’ambiente e del paesaggio: la chiusura degli impianti impensierisce Legambiente, Fai e Federculture, che hanno sottoscritto e fatto girare un appello per salvaguardare l’attività delle miniere di Cogne e degli impianti, che ora saranno spenti. “Dopo la dismissione del trenino che portava il materiale estratto verso l’acciaieria di fondo valle – si legge nel documento – ora è a rischio il recupero della parte alta della miniera di Colonna, un patrimonio di archeologia industriale assolutamente unico nel panorama nazionale”. Lo spegnimento degli impianti, secondo le associazioni, “è un rischio che non può essere corso finché non siano stati messi a punto sistemi sicuri per impedire all’umidità di rovinare questo patrimonio di archeologia industriale unico nel suo genere”. La bonifica e la messa in sicurezza dovrebbero salvare le miniere dall’usura del tempo e dell’umidità, ma il futuro delle miniere e di Colonna è ancora tutto da scrivere.