Per il ruolo ricoperto e le responsabilità connesse, gli amministratori delle società controllate direttamente o indirettamente dalla Regione sono pagati adeguatamente? È la domanda a cui uno studio di Finaosta dovrà rispondere, in attesa che il vuoto normativo statale prolungato venga finalmente colmato.
Risale al 2016 il Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica che, all’articolo 11, comma 6, prevedeva l’adozione, da parte del Ministero Economia e Finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari e previa intesa in Conferenza Unificata per Regioni ed Enti locali, di indicatori dimensionali per classificare le società a controllo pubblico in cinque fasce, con un tetto massimo di 240mila euro annui, al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del beneficiario. Nel 2022 una bozza di decreto fu trasmessa alla Conferenza delle Regioni, ma ad oggi non è ancora stata adottata.
Nel mentre è intervenuta la Corte Costituzionale che, nel 2022, nell’esprimersi sull’impugnativa dello Stato contro la legge regionale che consentiva a Finaosta di aumentare i compensi dei propri amministratori, ha escluso l’applicazione alle Regioni speciali di alcune norme statali di coordinamento finanziario, quando eccedono la temporaneità, confermando la legittimità della legge regionale 16/2021.
Oltre alla Consulta, si sono espresse negli anni anche le sezioni della Corte dei Conti che, nell’auspicare l’immediata emanazione del decreto ministeriale, segnalavano le criticità del regime transitorio fondato sulla “spesa storica 2013”, legittimando interventi transitori delle Regioni.
Ed è quanto ora si appresta a fare la Regione, che, su sollecitazione di Finaosta, ha ritenuto necessario avviare un’analisi approfondita sulla disciplina dei compensi nelle società controllate indirettamente, in ragione dei mutamenti degli scenari economici e gestionali delle società partecipate, ma anche della necessità di un adeguamento dei compensi per attrarre professionalità idonee.
L’eventuale aumento dei compensi sarà temporaneo, in attesa del decreto del Mef, e in ogni caso non dovrà eccedere il tetto massimo dei 240.000 euro.
L’analisi riguarderà tutte le altre società controllate direttamente o indirettamente dalla Regione, fra cui: Finaosta, Aosta Factor, Cervino, Monterosa, Funivie Monte Bianco, Courmayeur Funivie, Pila, Funivie Piccolo San Bernardo, Progetto Formazione, Struttura VdA, Autoporto, Siv, Inva, Società di Servizi VdA, Casino de la Vallée e Sitrasb. Lo studio non riguarderà Cva, che, in quanto considerata società quotata, è esclusa dai vincoli del decreto.
Oggi gli stipendi degli amministratori risultano molto diversi tra loro. L’Amministratore delegato di Cervino Spa, ad esempio, società che nel 2025 ha prodotto 13,8 milioni di utile, percepisce 68.000 euro lordi annui. Il Presidente del Cda di Monterosa Ski – 2,2 milioni di utile – ha un compenso di quasi 12mila euro, mentre l’Ad percepisce 65mila euro annui. Risalendo verso l’Alta Valle, il presidente di Pila Spa (quasi 4 milioni di utile nel 2024) riceve un compenso di 40mila euro annui e il suo omologo nella Courmayeur Mont Blanc Funivie porta a casa 32mila euro annui.
Va meglio all’amministratore unico del Casinò – utile di oltre 17 mln nel 2024 – che, oltre ai 118mila euro annui, percepisce un’indennità di risultato del 30% del trattamento annuo lordo, legata per il 2024 alla positiva gestione del piano concordatario e al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario. Al presidente di Sitrasb sono assegnati 81mila euro, mentre l’amministratore unico di Autoporto 36mila euro.
Per ciascuna società controllata, Finaosta dovrà identificare: il settore di attività, la dimensione d’impresa, il numero di dipendenti, gli investimenti e il modello di governance (organo collegiale, direttore generale, deleghe, presenza di dirigenti). L’analisi di benchmarking, ovvero la comparazione con società analoghe (pubbliche e private), riguarderà i compensi di: amministratore unico, amministratore delegato, presidente del CdA, amministratori senza deleghe, presidente del collegio sindacale, sindaci effettivi, direttore generale e dirigenti. Finaosta dovrà anche indicare i requisiti di professionalità richiesti e gli step operativi per giungere a una eventuale revisione dei compensi, comprese le eventuali modifiche statutarie richieste.
L’analisi dovrà considerare anche la possibile fusione delle sei società di impianti a fune – lo studio dedicato al tema, in base a quanto riferito dall’Assessore Bertschy in Consiglio Valle verrà a breve trasmesso ai consiglieri regionali – per quantificare i compensi da riconoscere agli organi sociali, al direttore generale e ai dirigenti della società risultante.
Finaosta potrà avvalersi del supporto di specialisti indipendenti esperti per le analisi, che dovranno esser consegnate in Regione entro fine anno (lo studio giuridico) e entro fine dicembre 2026 (le altre analisi comparative).
