Per il Savt “la legge sul salario minimo non basta”

Bisogna anche "restituire centralità alla contrattazione collettiva e territoriale, riconoscendo i sindacati più rappresentativi, ridurre e limitare le forme di lavoro parasubordinate/atipiche, concentrarsi sulla riduzione del cuneo fiscale, alleviare le tasse sia per i lavoratori che per le imprese e garantire servizi sanitari e di welfare adeguati".
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Economia

Restituire centralità alla contrattazione collettiva e territoriale, riconoscendo i sindacati più rappresentativi, ridurre e limitare le forme di lavoro parasubordinate/atipiche, concentrarsi sulla riduzione del cuneo fiscale, alleviare le tasse sia per i lavoratori che per le imprese e garantire servizi sanitari e di welfare adeguati: sono queste le misure che, secondo il direttivo confederale del Savt, riunitosi venerdì 4 agosto, servono per dare maggiore efficacia alla pur cruciale questione del salario minimo e restituire potere d’acquisto ai lavoratori.

direttivo confederale savt
direttivo confederale savt

È quanto viene espresso in una nota in merito al rinvio all’autunno del dibattito parlamentare sulla legge per il salario minimo. “In Valle d’Aosta, così come in tutta Italia, la vita dei lavoratori è resa sempre più difficile dal continuo aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse. Per questi motivi il costo del lavoro deve essere sicuramente rivisto ma, tuttavia, non possiamo considerare la sola introduzione di un salario minimo per legge come l’unica panacea per questi mali. Questo approccio sembra essere più ideologico che pratico, e ci sono preoccupazioni reali che possa, in effetti, portare a un impatto negativo sull’occupazione, e sullo stesso costo della vita che si vorrebbe con questa manovra calmierare”.

Per il Savt, servono interventi più organici: “La centralità e la dignità della contrattazione collettiva devono essere ristabilite, in modo che ci possa essere chiarezza sui contratti applicati ai lavoratori. Attualmente, la situazione contrattuale in Italia è variegata, con diversi contratti, molti dei quali sono stipulati da sindacati di comodo, che offrono salari minimi inaccettabili. Deve diventare normalità quella di avere una contrattazione territoriale che permetta di adattare gli accordi alle diverse realtà regionali”, continua la nota.

A sedersi al tavolo delle trattative dovrebbero essere solo i sindacati maggiormente rappresentativi in base al numero di iscritti: “solo in questo modo è immaginabile che il dumping salariale e contrattuale possa limitarsi e si arrivi ad accordi collettivi che diano dignità ai lavoratori”, prosegue il Savt.

“Il direttivo confederale del Savt crede fermamente che solo affrontando tutte queste questioni in modo integrato si potrà realmente risolvere la questione salariale e del potere d’acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie”, conclude la nota. “Il Direttivo confederale Savt si augura che la discussione, rinviata in autunno, possa considerare questi fattori per mettere in campo riforme che diano risposte concrete al fine di risolvere realmente la questione salariale e il relativo potere d’acquisto delle famiglie, diversamente si rischia di fare una mera operazione di facciata e di bandiera”.

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