Federalberghi ci racconta che in questi delicati giorni per il Paese vige una situazione di vero e proprio collasso per il comparto alberghiero italiano. Le presenze registrano forti contrazioni e le imprese faticano a far quadrare i conti. In uno scenario del genere naturalmente concorrono diversi fattori, senza dubbio la contrazione economica del nostro Paese è un fattore determinante sui risultati, ma nella complessità di remunerare i propri costi c’è anche il problema serio di una concezione di management alberghiero superata e talvolta troppo legata a barriere culturali che non accennano a sgretolarsi. Partiamo dal presupposto che molto spesso le imprese alberghiere italiane scontano un’arretratezza in termini di servizi, strutture e senza dubbio nell’utilizzo delle tecnologie di gestione, dove ad esempio il cartaceo fatica a scomparire. Dato per assodato questo fattore, si potrebbe poi discutere sulla capacità di accoglienza del personale, piuttosto che sulla location, ma è nostro interesse soffermarci su un discorso che è spesso fonte di discussione tra gli albergatori: le tariffe.
In Valle d’Aosta le strutture alberghiere godono di un certo splendore, dal punto di vista estetico possiamo annoverare dei veri e propri gioielli, sebbene l’arretratezza strutturale persista in alcune località rimaste ai margini del turismo valdostano, in generale la situazione può dirsi soddisfacente. Si fa invece drammaticamente fatica se si parla di tariffe: è giusto abbassarle quando non c’è richiesta o si rischia di ledere l’immagine alberghiera? Da diversi anni gli hotel europei e molti grandi alberghi italiani hanno letteralmente cestinato i listini prezzi, lasciando spazio ad una determinazione quotidiana della tariffa calcolata in funzione dell’occupazione alberghiera: oggi vi sono strutture in Italia dove è lo stesso cliente a formulare un’offerta di prezzo, lo staff dell’hotel si può riservare di accettare o meno la proposta ricevuta proponendo eventualmente una tariffa differente. Da una breve analisi condotta su Trivago, tra i principali sistemi di comparazione di tariffe alberghiere, in Valle d’Aosta si denota al contrario una forte staticità delle tariffe, che in alcune località rimangono piuttosto alte anche in periodi di bassissima richiesta. Tale staticità è da considerarsi sia nella tariffa base (più alta di quel che dovrebbe essere) sia in quella massima (più bassa di quel che potrebbe essere).
Molti alberghi preferiscono chiudere o rimanere vuoti ma non sono disposti a lavorare in maniera flessibile sulle tariffe eppure attraverso un controllo di gestione efficace è facile verificare come l’altissima incidenza di costi fissi imporrebbe una strategia totalmente differente, si tratta del noto revenue management, una tecnica di vendita applicabile in realtà a tutte le imprese caratterizzate da alti costi fissi che consente il calcolo della tariffa migliore. Più che alla paura di far calare l’immagine del proprio hotel applicando una tariffa concorrenziale, troppo spesso manca in realtà la consapevolezza di quale sia il prezzo che, stando ai costi dell’hotel, si potrebbe applicare per eguagliare costi e ricavi. Per questo motivo si lavora su tariffe spesso calcolate sbirciando sul prezzo della concorrenza o, per uno strano sentimento di orgoglio, su quello che vorremmo fare e non su quello che la situazione reale invita a fare.