Suino nero delle Alpi, arriva in Valle il primo allevamento

L'obiettivo del progetto al quale partecipa il valdostano Sergio Bona, e che coinvolge diverse province alpine italiane, ma anche regioni austriache e bavaresi, è quello di reinserire la specie in regione. Con un sogno: aprire un'azienda agricola.
I suini neri delle Alpi di Sergio Bona
Economia

I sogni, quasi sempre, per non rimanere tali, sono fatti di lavoro, impegno e fatica. Poi, quando i sogni si trasformano in obiettivi, paradossalmente, il carico di lavoro aumenta, e si entra anche nel “vortice” della burocrazia e delle sue tante strettoie.

Un sogno lo aveva Sergio Bona – artigiano valdostano classe ’74 – che, come sempre è partito da una passione per trovare la sua strada: quella che l’ha portato ad aprire, a Gressan, il primo allevamento di suino nero delle Alpi allo stato semibrado della Valle d’Aosta.

“Mi sono sempre piaciuti molto gli animali – spiega Sergio –, soprattutto le mucche che però sono troppo costose da allevare. Ho cercato altro, ho cominciato con le galline finché non mi è capitato tra le mani un annuncio sul suino nero delle Alpi. Ci sono voluti nove mesi, poi lo scorso anno sono riuscito a partire con questo progetto e le bestie, due scrofe e un verro, sono arrivate due settimane fa”.

Nel mezzo, l’adesione al progetto di salvataggio di una specie ormai estinta – che verrà “composta” da animali residui di veri maiali alpini – che lega a sé le province italiane di Verona, Trento, Sondrio e dell’Alto Adige, tre nella regione di Lungau, in Austria e due a Berchtesgaden, in Baviera. Ed ora la Valle d’Aosta.

“È una razza in estinzione – spiega ancora Bona –, e si è dovuto recuperate un po’ in tutta Europa, e cominciato dei dna nuovi. Dietro c’è solamente tanta passione, perché non ci sarà chissà che guadagno. Tu però sai che vendi una bestia sana, sicuramente ad un certo prezzo, che si nutrono nel bosco e di cibo naturale, mele, castagne. Noi compriamo solo la crusca per nutrirli”.

Un progetto, quello del suino nero delle Alpi, che ha avuto un “parto” complesso ma che potrebbe essere una grande occasione: “Siccome sono il primo in Valle – spiega ancora Sergio – ci siamo messi lì a fare il lavoro assieme all’Usl Aosta che mi è stata molto vicino. L’idea per il futuro è quella di provare ad aprire proprio un’azienda agricola, anche con le lumache”.

Anche perché, alle spalle, c’è della sostanza: “L’etichetta c’è, è un prodotto doc – chiude l’allevatore –, ed ora c’è anche per la Valle d’Aosta. È un progetto che sta puntando sulla qualità della carne, per certi versi migliore in Italia rispetto alla razza suina della cinta senese dove non è stata seguita tanto come in questo caso la ‘linea’ del dna, che per noi è ‘la regola’”.

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