Vendemmia 2017, l’allarme arriva dai viticoltori: “Meno 40% di produzione rispetto allo scorso anno”

Le gelate, il grande caldo e le temperature scese di nuovo a picco in questi giorni rendono la situazione complessa, ed i primi a pagarne il pegno sono i viticoltori valdostani. Celi (Vival): “Non sarà una grande annata"
Economia

Le gelate, il grande caldo e le temperature scese di nuovo a picco in questi giorni di – quasi – metà agosto. La situazione è complessa, ed i primi a pagarne il pegno sono i viticoltori valdostani. Quel che è certo, con la stagione delle vendemmie anticipata dal caldo torrido dei mesi di giugno e dei primi di agosto, è che la produzione di vino in Valle d'Aosta per il 2017 risulterà, mediamente, molto compromessa.

“Non sarà una grande annata – ammette Stefano Celi, Presidente di Vival, l'Associazione Viticoltori Valle d'Aosta che coinvolge le cooperative vitivinicole di sei zone che coinvolgono tutta la regione – dal momento che le gelate che hanno portato ritardo, il grande caldo ha un po' anticipato la stagione, ma non prevediamo un grande recupero sulla produzione”.

Recupero che sarebbe molto difficile, numeri alla mani: “Rispetto all'anno scorso – prosegue Celi nella sua disamina –, un anno buono, saremo su un meno 40% di differenza, mentre per la zona Morgex-La Salle abbiamo avuto un 90% di perdite, impossibile da recuperare”.

Problema nel problema, dal momento che il fattore atmosferico è vincolante per quel che riguarda le produzioni vitivinicole che nonostante l'azione di aiuto 'in extremis' del Governo regionale per compensare i danni dovuti alle gelate restano in difficoltà, e pagano il prezzo più alto per un'annata dal tempo più che mai instabile: “L'Assessorato ha fatto una legge – chiude il Presidente Vival – e vedremo quando verrà messa in pratica, il che purtroppo non compenserà la perdita consistente di produzione che patiremo. Il problema è che sulle gelate nel vigneto non esiste ad oggi nessun metodo di protezione sicuro e davvero efficiente, a differenza ad esempio di quel che succede nel settore frutticolo, neanche a livello di sperimentazione”.

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