La Valle d’Aosta seconda solo alla Puglia nell’utilizzo dei Voucher. “Una forma di caporalato puro” denuncia la Cgil Valle d’Aosta che, questa mattina, nel presentare i dati sul mercato del lavoro in Valle d’Aosta ha voluto accendere i riflettori su questa nuova forma di precariato.
“Oramai lavori tre ore e te ne pagano una” evidenza Antonio Fuggetta “Qui si cela lo sfruttamento vero dei lavoratori che noi non possiamo difendere”.
Tra il 2013 e il 2014 la Valle d’Aosta ha avuto un aumento nel ricorso ai voucher del 110% (seconda regione italiana dopo la Puglia con il 124%), del 54,5% fra il 2014 e il 2015. L’anno scorso sono stati venduti in Valle d’Aosta 459.640 voucher da 10 euro l’uno, 162mila voucher in più rispetto al 2014. Un utilizzo massiccio che non sembra arrestarsi nemmeno nel 2016 dove si contano già 37.757 buoni con un aumento del 19,3% rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Voucher che hanno sostituito altre tipologie di contratti di lavoro soprattutto nel commercio, nel turismo e nei servizi ma il fenomeno interessa anche “altri settori come i trasporti”. Giudizio negativo della Cgil su questo strumento nato per fare emergere il lavoro sommerso ma che ha fallito “perché in realtà permette di aggirare i controlli” denuncia ancora il segretario regionale Domenico Falcomatà.
Secondo il focus realizzato dall’Ires Lucia Morisini di Torino in collaborazione con la Cgil Valle d’Aosta il mercato del lavoro in Valle d’Aosta stenta ancora a riprendersi dagli effetti della crisi economica. Nonostante un aumento del Pil regionale l’occupazione diminuisce. Se nel 2014 il numero di occupati era aumentato dello 0,8%, nel 2015 si è tornati ad avere una diminuzione dello 0,5%. Nel 2015 gli occupati in Valle erano 54.828 contro i 55129 nel 2014. “Un dato preoccupante se paragonato alle regioni del Nord Ovest e alla media italiana che cresce dello 0,8%” ricorda Falcomatà.
La disoccupazione nel 2015 è arrivata all’8,9%, il triplo rispetto agli anni pre-crisi quando si fermava al 3,2%.
Cresce l’occupazione part-time (+6,4 nell’ultimo anno, +40,7% rispetto al 2007) che è ancora una prerogativa femminile: nel 2015 i tre quarti degli occupati part-time sono donne. Aumentano i contratti precari anche se su questo aspetto Istat e Inps presentano dati discordanti. In particolare l’Istituto diretto da Tito Boeri segnala come nel 2015 in Valle d’Aosta il saldo dei nuovo rapporti di lavoro a tempo indeterminato sia positivo di 1239 unità. In particolare aumentano sia le assunzioni che le trasformazioni da contratti a termine e di apprendistato a tempo indeterminato. Al contrario l’Istat segnala nel periodo un calo dello 0,7% degli occupati a tempo indeterminato. “Gli effetti occupazioni reali potranno essere misurati a scadenza degli sgravi fiscali ovvero fra tre anni” evidenza ancora Falcomatà.
L’occupazione in Valle d’Aosta si sposta verso il settore terziario che meno di altri ha subito gli effetti la crisi. Dal 2015 al 2011 le imprese nel settore agricolo si sono ridotte del 15,47%, le costruzioni dell’11,68% e l’industria manifatturiera del 9,37%. Per i servizi il calo è stato più contenuto, -2,77, con all’interno un aumento dello 0,66% del turismo e un calo dell’8,68 del commercio.
Infine al Cgil segnala con preoccupazione "un’economia regionale sempre più dipendente dalla spesa pubblica". Una dipendenza tanto più allarmante se si pensa al calo progressivo di risorse nel bilancio regionale.
"L’economia si è troppo affidata alle casse della regione" sottolinea Falcomatà "e la Regione ha la responsabilità di non aver saputo disegnare, per capacità o competenza, un progetto di sviluppo per la Valle d’Aosta. Serve ora più che mai un piano strategico condiviso con i principali attori economici e sociali della Valle d’Aosta".