Hervé Barmasse mette un’altra impresa nel suo lungo palmares: il primo concatenamento e traversata integrale di tutte le vette principali del massiccio del Gran Sasso d’Italia, in solitaria e in inverno.
Partito dal passo delle Capannelle il 6 marzo, Barmasse ha salito e sceso Monte Franco, Monte Jenca, Pizzo Camarda, Malecoste, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Giovanni Paolo II, Pizzo Cefalone, Portella e Corno Grande – cima più alta dell’intero massiccio – salito e disceso con gli sci, in notturna.
“Concludere in questo modo la prima giornata è stato stupendo – racconta Hervé Barmasse –. Lassù, il vento sbatteva la mia giacca, guardavo a 360 gradi le luci delle case fino al mare Adriatico, ed ero felice. Una magia e un’emozione grande, un ricordo che porterò per sempre con me”.
-
Hervé Barmasse durante il primo concatenamento e traversata integrale di tutte le vette principali del massiccio del Gran Sasso d’Italia da solo e in inverno Foto Alessandro Beltrame copia
-
Hervé Barmasse durante il primo concatenamento e traversata integrale di tutte le vette principali del massiccio del Gran Sasso d’Italia da solo e in inverno Foto Roberto Parisse copia
L’impresa è proseguita il giorno successivo, sempre in direzione est, con le ascensioni a Monte Aquila, Brancastello, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena, Monte Camicia e Tremoggia.
“Me lo aspettavo meno faticoso – ammette Barmasse – ma con la neve abbondante, tra torri di roccia e canali, spesso sprofondavo fino alla vita. Però è così che avevo immaginato questo viaggio. L’avventura nasce dall’intuito, dalla creatività dell’alpinista, ma anche dall’onestà. Lo scorso anno non c’era neve, sarebbe stato più semplice, ma avrebbe avuto senso parlare di ascensione invernale? Non è il calendario a fare la differenza, ma l’etica e gli ideali che ci guidano”.
L’impresa ha coperto una distanza complessiva di 67 chilometri, con un dislivello di 7.200 metri tra pareti e creste.
Ad accogliere Hervé Barmasse all’arrivo c’erano gli amici aquilani e una bottiglia di Passerina. “Mi sono affezionato a questi luoghi grazie alle tante persone incontrate sul set del film ‘Monte Corno – Pareva che io fossi in aria’, e durante le conferenze sugli Appennini. La mia più sincera gratitudine va a loro”.