Kabul, 22 feb. – (Adnkronos/Ign) – Sale la tensione in Afghanistan dopo la profanazione di alcune copie del Corano avvenuta ieri nella base americana di Bagram. Centinaia di manifestanti sono scesi oggi di nuovo in piazza in particolare a Jalalabad, nell’est del Paese, e a Kabul, scandendo slogan come "Morte all’America". Il bilancio provvisorio sarebbe di otto morti e una ventina di feriti, anche se si suppone che possa aumentare di ora in ora. Nella capitale chiusa a titolo precauzionale l’ambasciata degli Stati Unitio personale è barricato all’interno.
Stando alla portavoce del governatorato della provincia di Parwan (dove si trova la base Usa di Bagram), almeno sei persone sono rimaste uccise e 13 ferite nel distretto di Shinwari. ‘I manifestanti hanno tentato di assaltare il quartier generale dell’amministrazione del distretto e hanno iniziato ad attaccare la polizia’, ha spiegato la portavoce Roshana Khalid all’agenzia di stampa Dpa, denunciando atti vandalici contro mezzi privati e della polizia. Un’altra persona, secondo alla Bbc, è rimasta uccisa alla periferia di Kabul e un’altra a Jalalabad, nell’Afghanistan orientale.
Le proteste sono in corso da ieri, dopo la diffuzione della notizia che alcuni addetti della base aerea, che si trova a nord della capitale, avevano dato fuoco a materiale religioso islamico, fra cui almeno quattro copie del libro sacro per i musulmani.
Sassi e pietre sono stati lanciati contro Camp Phoenix, la principale base americana alla periferia di Kabul, mentre nella città di Jalalabad i dimostranti avrebbero paralizzato il traffico bloccando le principali arterie di comunicazione. Ma le proteste sono arrivate anche a Herat dove sono dispiegati la maggior parte dei militari italiani in Afghanistan nell’ambito della missione della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf). Lo riferisce la tv locale Tolo senza precisare in quale zona della città si registrino le manifestazioni.
Massima l’attenzione nelle basi italiane, ma per ora ‘la situazione è tranquilla’. Nel settore Ovest della missione multinazionale Isaf, quello posto sotto la responsabilità italiana, non si sono verificate per il momento proteste e manifestazioni. ‘Naturalmente c’è più attenzione del solito, visto quello che sta accadendo a Kabul, ma non si registra alcuna forma di protesta’, dicono all’Adnkronos fonti del Comando regionale Ovest della missione Nato.
Un rapido monitoraggio tra le basi di Herat, Shindand, Bala Murghab, Farah, il Gulistan, Badghis e Chaghcharan, ha consentito quindi di appurare che l’area di responsabilità italiana non è interessata alle manifestazioni di queste ore. ‘Continueremo le verifiche ma siamo sereni. Sappiamo che il nostro ruolo e il nostro approccio vengono apprezzati dalla popolazione e dalle autorità locali. Ne sono testimonianza -si fa notare- le manifestazioni di solidarietà e cordoglio ricevute in questi giorni dopo la morte dei tre militari italiani in conseguenza dell’incidente stradale a Shindand’.