Attentato Wojtyla, giudice Martella: “A sparare furono in due”

Ne è convinto il giudice che istruì il processo per l'attentato al papa polacco.
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Roma, 12 mag. (Adnkronos) – A sparare a papa Wojtyla in piazza San Pietro, il 13 maggio di trenta anni fa, furono in due. Ne è convinto Ilario Martella, il giudice che istruì il processo per l’attentato al papa polacco, secondo cui a sparare non fu il solo Ali Agca.

"Quindici testimoni – racconta Martella all’Adnkronos – raccontarono che gli spari in piazza San Pietro furono tre. E’ accertato che dalla pistola di Agca partirono solo due colpi. Sette testimoni dissero di avere udito soltanto due spari. Credo ai quindici e dico che non c’è dubbio che gli spari furono tre". Due colpi partirono dalla pistola di Ali Agca e ferirono Giovanni Paolo II all’addome e alla mano. Il terzo? "Agca dichiarò inizialmente di aver agito da solo, nella piazza gremita di fedeli, ma tutto fa ritenere che vi fosse un complice che si dileguò tra la folla", spiega Martella che alla tesi ha dedicato anche il volume ’13 maggio 1981: tre spari contro il Papa’ (edito da Ponte alle Grazie).

C’è un ulteriore elemento che rende forte della convinzione l’allora giudice istruttore del processo all’attentato a Giovanni Paolo II. Una fotografia scattata da un giornalista americano che il 13 maggio 1981 si trovava in piazza San Pietro nel momento delll’attentato. "La fotografia, di cui siamo in possesso, – spiega Ilario Martella – ritrae un giovane di spalle che impugna una pistola e si dà alla fuga dopo gli spari. Anche questo mi sembra un elemento di non poco conto".

Alla fine del primo processo, nel luglio dello stesso anno, Agca venne condannato all’ergastolo ma tanti interrogativi rimasero aperti. Nel mese di novembre ebbe inizio una delle inchieste più difficili e oscure. A condurla fu appunto il giudice istruttore Ilario Martella che riferisce le sue convinzioni: "Si trattò di un complotto internazionale per assassinare un Pontefice scomodo per gli equilibri già precari d’Europa". Un importante corpo del reato, poi, si rammarica ancora il magistrato a distanza di tanto tempo, è dato dalla pallottola che finì nella papamobile: "Purtroppo – dice il magistrato – ci venne tolta, utilizzata come reliquia e inviata a Fatima (si tratta della pallottola che venne incastonata nella corona posta sulla testa della Madonna). Quando si venne a sapere di questa pallottola, l’inchiesta era chiusa. Disponendone, avrei potuto ricostruire esattamente la dinamica degli spari". A modo di vedere del magistrato, la pista "più realistica resta quella bulgara. Sul fatto che si sia trattato di un complotto, nessuno ha più dubbi".

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