Cancellieri: no a caccia alle streghe Se fossi un ostacolo mi dimetterei

A metterlo in chiaro è il ministro della Giustizia in conferenza stampa a Strasburgo, in merito alla vicenda Ligresti.
News Nazionali

Strasburgo, 4 nov. (Adnkronos/Ign) – "Io non sarò mai un ministro dimezzato’. A metterlo in chiaro è il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in conferenza stampa a Strasburgo, in merito alla vicenda Ligresti.

"A me interessa che il mio Paese vada avanti. Sono convinta che il governo Letta debba andare avanti, perché è necessario per il nostro Paese. Se mi rendessi conto di essere un ostacolo o un peso, me ne andrei, farei un passo indietro’ dice il Guardasigilli. ‘Io non ho mai chiesto poltrone, voglio solo che il governo Letta possa andare avanti a lavorare", aggiunge il ministro che sulla vicenda riferirà martedì in Parlamento.

"Non sono mai venuta meno ai miei compiti per un amico. Non lo farei neppure per un fratello e una sorella’ scandisce Cancellieri che chiede di ‘guardare ai fatti, no alla caccia alle streghe’. Nell’informativa alla Camera e al Senato ‘racconterò i fatti così come sono accaduti, puntualizzerò alcune cose", perché "non tutto quanto scritto trova la mia condivisione. Sono molto tranquilla perché i fatti sono molto semplici".

"Non mi sono mai occupata di scarcerazione – continua il ministro – è una falsità, non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito: non è mai successo che il Dap intervenisse per una scarcerazione. Chi dice questo è falso e ignorante". Ed è "falso e bugiardo chi sostiene che io sia intervenuta sulla magistratura: non chiederei nulla che non fosse nel rispetto della legge".

‘Io ho raccolto una segnalazione su una persona a rischio di vita e l’ho raccolta senza guardare al nome" rimarca Cancellieri. Quanto al figlio Piergiorgio Peluso, che è stato dg Fonsai, "non ritengo che c’entri molto con questa vicenda, non credo che farò un accenno" in occasione dell’informativa.

E a chi le chiede se la vicenda che la vede coinvolta sia paragonabile al caso Ruby per l’ex premier Silvio Berlusconi, il ministro risponde: "Sono cose diverse".

Poi, sulle segnalazioni effettuate per alcuni detenuti a rischio, il Guardasigilli spiega che in tre mesi ci sono stati 110 interventi, ‘non tutti miei personali, circa 40-50 sono della segreteria, un’altra gran parte sono miei con appunti scritti e ci sono stati anche interventi fatti telefonicamente e direttamente".

In merito alle divisioni nella maggioranza a suo sostegno, "dietro c’è la politica – osserva – e la politica può avere dei fini diversi, a me interessa solo che la verità emerga. Poi se la politica fa altre strade, che le faccia pure, ma non sulla mia pelle, strumentalizzando me".

L’M5S ha depositato alla Camera la mozione di sfiducia individuale contro Cancellieri. "Un ministro della Giustizia che si sia lasciato condizionare nel suo operato dai suoi rapporti personali con la famiglia Ligresti – e dai rapporti economici poco chiari del figlio – agendo, oltretutto, con una marcata disparità di trattamento verso gli altri detenuti ‘non eccellenti’ e utilizzando i magistrati che operano all’interno del ministero è un’ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico’ si legge nella mozione in possesso dell’Adnkronos.

Nella mozione, durissima, il M5S richiama anche il caso Ruby che vede coinvolto Silvio Berlusconi. "Il solo sospetto che un ministro della Giustizia possa aver ricevuto ed esercitato pressioni – si legge nel documento – è un’ombra di cui un membro delle istituzioni non si può vestire; d’altra parte siamo memori di un caso, avvenuto nella scorsa legislatura, e riguardante un presidente del Consiglio dei ministri e la Questura di Milano che può sembrare molto simile alla situazione in questione".

"Un ministro, soprattutto di un dicastero chiave come quello della Giustizia – esordiscono i 5 Stelle nella mozione di sfiducia – rappresenta la figura più alta della gerarchia amministrativa, e, proprio per tali motivi, deve, non solo essere, ma anche apparire terzo rispetto ai propri atti e ai propri comportamenti; ogni ministro, nell’espletamento della propria opera, dovrebbe spogliarsi da sentimenti di amicizia o restituzione di favori confliggenti con il proprio ruolo istituzionale, proprio perché ruolo preminentemente di garanzia verso cittadini e propri dipendenti, così da dare piena attuazione all’art. 3 della Costituzione e al fondamentale principio della separazione dei poteri".

I grillini ripercorrono alcuni passaggi del caso Fonsai, si soffermano sul rapporto di lavoro del figlio di Cancellieri, Piergiorgio Peluso, con i Ligresti, poi su vecchie notizie stampa risalenti all’86, quando Antonino Ligresti fu travolto dal primo scandalo sulle ‘aree d’oro’ e Cancellieri ricopriva l’incarico di capo ufficio stampa della prefettura di Milano.

E sottolineano come "l’intervento del ministro a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti ‘per motivi legati all’anoressia’ presenta aspetti molto discutibili e che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario, in quanto risulta grave che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente". Per il M5S il ministro ha compiuto una disparità evidente, trattando Giulia Ligresti come una detenuta di serie A o "eccellente", come la definiscono a più riprese i grillini nella mozione di sfiducia, "mentre altri 70.000 continuano a soffrire e a morire".

"E’ particolarmente grave – tuona il M5S – che il ministro si serva di figure di garanzia come i magistrati, vice capi del Dap per adempiere ai suoi debiti privati, attraverso presunti atti di deviazione delle funzioni pubbliche. Ed è ancor più grave che di fronte a una ingerenza interessata del ministro, i magistrati che operano al Dap possano essere stati servizievoli col potere esecutivo e – anche a volere ritenere che non siano intervenuti (ma è difficile ritenerlo visto che ‘già si erano posti il problema’) – comunque non abbiano preso le distanze da un simile comportamento; non abbiano riferito formalmente all’autorità giudiziaria dell’interessamento non ufficiale ricevuto da parte del ministro, così venendo meno alla funzione di garanzia e di pari trattamento di tutti i detenuti. Ed è ancora più grave che lo stesso ministro – si legge ancora nella mozione di sfiducia – parlando con la compagna del Ligresti degli arresti avvenuti lo stesso giorno, si rivolgesse alla stessa denunciando una ‘ingiustizia’ della Magistratura nei confronti della famiglia Ligresti, che ricordiamo già condannato nel 1997 per corruzione".

Intanto il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, è tornato a ribadire che ‘non può non considerarsi arbitraria, non può non ritenersi infondata qualunque ipotesi, qualunque illazione in base alla quale la concessione degli arresti domiciliari" a Giulia Ligresti "è avvenuta sulla base di circostanze esterne, diverse da quelle obiettive". 

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte