Roma, 17 apr. (Adnkronos/Ign) – E la risposta arrivò. Milena Gabanelli dice no al Movimento 5 Stelle, dopo essere risultata la più gradita alle ‘Quirinarie’. "Continuo a fare la giornalista", annuncia in una lettera al ‘Corriere della Sera’ rinunciando alla candidatura per la corsa al Quirinale.
"Mi rivolgo ai tanti cittadini che hanno visto in me una professionista sopra le parti – si legge nella lettera pubblicata in esclusiva dal Corriere della Sera online – e quindi adeguata a rappresentare l’inizio di un cambiamento nel Paese. Sono giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio; il riconoscimento che in questi giorni ho ricevuto mi commuove, e mi imbarazza".
"Certamente – prosegue Gabanelli – non mi sono mai trovata in una situazione dove sottrarsi è un tradimento e dichiararsi disponibile un segno di vanità. Forse non si sta parlando di me, ma dell’urgenza di dare un volto a un’aspettativa troppo a lungo tradita. Che io non avessi le competenze per aspirare alla Presidenza della Repubblica mi era chiaro sin da ieri, ma ho comunque ritenuto che la questione meritasse qualche ora di riflessione. E non è stata una riflessione serena".
"Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere è quello di presentare i fatti – va avanti Gabanelli – far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell’agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio. Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto", conclude.
In mattinata all’Adnkronos Gabanelli aveva detto che avrebbe presto sciolto la riserva: "In giornata darò la mia risposta, adesso sto pensando al lavoro per domenica".
Oggi è saltato di nuovo l’incontro tra i capigruppo del Pd e del M5S per verificare le possibilità di eventuali convergenze sull’elezione del Presidente della Repubblica. A Montecitorio, intanto, davanti agli occhi dei cronisti, c’è stato un incontro casuale in Transatlantico tra il ‘pontiere’ dem Pippo Civati, ormai interlocutore privilegiato dei 5S, e Tommaso Currò, deputato ‘stellato’ considerato da molti grillini ‘dissidente’ per un’intervista infuocata in cui chiedeva un confronto con il Pd.
E’ la prima volta che si vedono, si stringono la mano con un sorriso. Il confronto, inevitabilmente, cade sul Quirinale. "Rodotà nel Pd può fare presa – ha spiegato Civati – voi però cominciate a ragionare anche su Prodi". Currò mostra la copia del ‘Fatto quotidiano’ in cui Grillo ribadisce l’offerta ai dem: votate i nostri nomi. Civati invita alla calma. "Non prendete tutto come la fine del mondo – ha suggerito – oggi si prospetta una giornata travagliata. Ma serve calma, altrimenti voi continuate a vederci come stronzi, ma noi iniziamo a vedervi come disperati". L’incontro si chiude con una stretta di mano.
Currò va via, Civati resta in compagnia dei cronisti. "In sostanza – ha sintetizzato – dobbiamo decidere se eleggere il Presidente con il M5S o con il Pdl. Ma serve cambiamento. Dopodiché, se eleggiamo D’Alema, io dagli elettori non torno, ci mando i giovani turchi" ha detto Civati. "Ma sì, eleggiamo D’Alema – ha ironizzato con un sorriso – è proprio un nome all’insegna del cambiamento".