Diritti a gay, bufera nel Pd. Franceschini: ‘Libertà di coscienza? Non su questi temi’

Non si placano le polemiche il giorno dopo il voto alla Camera.
News Nazionali

Roma, 14 ott. (Adnkronos/Ign) – Il giorno dopo l'affossamento della legge sull'omofobia, sulla quale ieri la Camera ha votato l'incostituzionalità, non si placano le polemiche per il caso Binetti, unica nel Pd ad essersi espressa a favore della pregiudiziale.

''Voglio sapere cosa farà il Pd: ammetterà libertà di coscienza o ogni volta che qualcuno la invocherà sarà buttato via?'' chiede l'esponente teodem. "Nel Pd la libertà di coscienza è un optional o è la struttura stessa di un partito che vuole essere plurale, multiculturale, aperto alle differenze? Il disagio nel Pd è un fatto reale. Se ieri il voto fosse stato segreto, parecchi avrebbero votato diversamente. In questo momento – attacca Paola Binetti – nel Pd è in atto un forte pressing per mettere tutti all'interno di un cerchio che si stringe sempre di più".

Riguardo al suo voto, la Binetti osserva che ''non è stato influente per affossare la legge, il mio voto è stato di testimonianza e coerenza su una linea che sto perseguendo da anni. Due anni fa al Senato avevo votato contro sullo stesso argomento".

"Il disegno di legge sull'omofobia aveva punti nebulosi – spiega – Ora mi sento anche io una minoranza, anche io voglio essere tutelata. Il Pd è un partito giovanissimo, vorrei capire quale sia la sua identità. Io sono una moderata, una persona di centro con una sensibilità per il sociale e mi chiedo: nel partito la libertà di coscienza è tutelata o no? Il Pd deve essere un partito a pensiero unico? Bisogna dirlo. Ieri Bersani ha reagito in modo molto diverso da Franceschini. Io fino a ieri ho sostenuto Franceschini, ma non può allontanarmi dal partito per una questione di mia coerenza personale. E ora sto pensando di votare Bersani, certo non voterò chi propone come Franceschini la mia espulsione dal partito".

E il segretario oggi ha riaffrontato la questione tornando a porre un problema di compatibilità tra la parlamentare teodem e la sua adesione al Pd. ''Credo che il voto espresso ieri alla Camera da Paola Binetti debba far riflettere sulla stessa permanenza dell'onorevole Binetti nel Pd. Ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri'' ha rimarcato Dario Franceschini.

''Io credo – ha aggiunto – che questi non siano temi su cui ci possa essere libertà di coscienza. Sono chiamati in causa i valori fondativi, l'idea stessa del Pd, che ha al primo posto la lotta a tutte le discriminazioni, contro tutte le aggressioni alle diversità. In un grande partito su tanti temi ci deve essere posto per tutte le posizioni, ma su un tema come questo non è ammissibile che si voti con la destra, contro il proprio partito''.

Sempre rispetto a quanto avvenuto in Aula, Franceschini ha infine aggiunto: ''La cosa politicamente più grave accaduta ieri, purtroppo quasi scomparsa nella lettura politica offerta oggi da molti giornali, è però che la destra nonostante molti suoi esponenti autorevoli avessero detto che le norme contro l'omofobia potevano essere condivise da maggioranza e opposizione, con il proprio voto ha affossato la legge. Questo è il dato politico, di cui la destra deve dare conto''.

Paola Concia, relatrice alla Camera della proposta di legge contro l'omofobia, è un fiume in piena e dà l'aut aut al partito. "O la mia posizione o quella di Paola Binetti: che il Pd decida – dice a chiare lettere – Il Pd mi deve dire da che parte sta anche se mi pare chiaro che il segretario l'abbia detto. Lo Stato deve dire ai suoi cittadini che l'omofobia è un reato''.

Quanto alle reazioni politiche, ''il ministro Carfagna ha detto che farà una proposta di legge, il mio gruppo dice che farà una proposta di legge. Una legge ieri c'era e si poteva votare. Una legge bipartisan che aveva fatto un lungo percorso in Parlamento. Ma il problema è che in questo Paese ognuno vuole mettere la sua bandierina''.

Sul caso Binetti interviene anche Antonello Soro e non nasconde che dopo il voto alla Camera la sua posizione si sia fatta 'delicata'. "E' evidente la sua estraneità rispetto ai principi fondamentali del Partito democratico – afferma il capogruppo del Pd alla Camera – mi chiedo se non dovrebbe essere onesta con sé stessa e domandarsi se stia rispettando il mandato dei suoi elettori". Il Pd, "in queste ore", si appresta comunque a depositare un nuovo provvedimento sull'omofobia. "Degli aspetti formali ci occuperemo nel partito nella sua nuova dirigenza, ma la mia impressione è che Paola Binetti abbia poco a che fare con il nostro partito", conclude Soro.

Intanto l'Arcigay punta il dito contro le responsabilità sì del Pdl ma anche dell'opposizione. ''Le dichiarazioni di queste ore da parte dei politici italiani, all'indomani della sonora bocciatura della legge sulle aggravanti ai danni delle persone omosessuali, rasentano il ridicolo – sottolinea Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay – Centrodestra e centrosinistra si accusano a vicenda rispetto all'accaduto: la verità è che Paola Concia ha combattuto per un anno strenuamente per portare a casa un piccolo, insufficiente risultato e in venti minuti il suo lavoro è stato distrutto''.

''Ora governo e opposizione promettono di proporre nuovi testi: si tratta – rileva – delle solite inutili parole al vento! Al ministro Mara Carfagna diciamo: se davvero vuole intervenire lo può fare con gli strumenti che ha a disposizione, proponendo un decreto legislativo urgente e non un semplice e paludato disegno di legge. Al Pd, vista la dichiarazione odierna rilasciata a Il Manifesto, del capogruppo alla Camera Antonello Soro, diciamo che l'idea di lasciar fuori le persone trans da una nuova proposta è offensiva e la contrasteremo con tutte le nostre forze!''.

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