Modena, 11 lug. - (Adnkronos) – Aldo Togliatti, unico figlio di Palmiro Togliatti e Rita Montagnana, è morto sabato scorso a Modena all’età di 86 anni. Era ricoverato all’ospedale privato accreditato Villa Igea di Modena dal settembre 1980. E’ stata la direzione sanitaria della stessa clinica ad annunciarne questa mattina la scomparsa ‘a esequie avvenute per espressa volontà dei familiari’.
Il comunicato è stato diffuso tramite Confindustria Modena, a cui Villa Igea è associata. I funerali si sono svolti stamani in forma strettamente privata. Al capezzale di Villa Igea c’era uno dei cugini, Manfredo Montagnana, il tutore di Aldo.
Nato a Roma il 29 luglio 1925, già a un anno di età Aldo Togliatti seguì il padre Palmiro a Mosca. Aldo trascorse gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza in Unione Sovietica, alloggiando al mitico Hotel Lux di Mosca. Rientrato in Italia alla fine della Seconda guerra mondiale, si stabilì a Torino, in casa della madre, dove studiò e si laureò in Ingegneria al Politecnico. Iniziò poi a lavorare alla Sip ma fu costretto a interrompere il suo impegno professionale per il sopraggiungere di una malattia di natura psichiatrica. Dopo la morte di Rita Montagnana nel 1979, nel settembre 1980 venne ricoverato a Villa Igea a Modena.
Non era un mistero, ma solo un pietoso segreto quello che ha avvolto per oltre 30 anni la vita di Aldo Togliatti. Segreto che venne squarciato nel 1993 facendo emergere i retroscena di una vicenda umana che fece il giro del mondo: Sebastiano Colombini, allora cronista della ‘Gazzetta di Modena’, e il suo direttore, Antonio Mascolo, scoprirono che Aldo Togliatti dal settembre 1980 era ricoverato nella clinica modenese Villa Igea per malattie mentali. Il figlio del "Migliore" era sofferente di schizofrenia con spunti autistici e aveva fatto la sua ultima apparizione pubblica nel 1964, ai funerali del padre, a cui assomiglia come una goccia d’acqua. Dalla cronaca di quello scoop, si apprese che Aldo Togliatti pagava una parte della retta della clinica con la pensione di reversibilità dei genitori, entrambi parlamentari, (mentre una quota era a carico della Usl) e che dal 1981 era ospite della stanza 227.
Sempre dalle cronache emerse che l’unica persona che il figlio di Togliatti riceveva ogni settimana era un vecchio militante comunista, Onelio Pini, morto agli inizi degli anni 2000, che gli portava in regalo un pacchetto di sigarette e una copia della ‘Settimana enigmistica’, perché il fumo, i cruciverba e gli scacchi erano le uniche passioni di Aldo.
Fu sempre Pini, che su incarico del Pci modenese seguiva il figlio sfortuato di Togliatti, ad annunciare ad Aldo la fine dell’Unione Sovietica. In Russia Aldo aveva vissuto fin da piccolo: nel 1926, a un anno di età, poi nel 1934, fino al rientro in Italia con la vittoria degli Alleati verso la fine della seconda guerra mondiale.
Ogni due mesi a Villa Igea Aldo ricevette per molti anni anche la visita della moglie di suo cugino, Nuccia Montagnana, che giungeva da Torino dove il figlio di Togliatti aveva vissuto e dove sua madre Rita morì nel 1979. Manfredo Montagnana ne è stato poi il tutore fino all’ultimo giorno di vita. Fu la madre, poco prima di morire, a chiedere che per il figlio si trovasse una clinica confortevole dove fosse seguito costantemente. Nel settembre 1980 si aprirono per Aldo le porte di Villa Igea.
Aldo Togliatti sentì molto la separazione dei genitori, da lui molto sofferta. ‘La colpa maggiore di Togliatti è stata la disumanità. Ne ha fatto le spese anche l’unico figlio’, dichiarò nel 2003 in un’intervista l’ex deputato comunista Massimo Caprara, che del ‘Migliore’ era stato il segretario personale per vent’anni. C’è una data importante che segnò la vita affettiva di Aldo: il 1950, quando suo padre Palmiro Togliatti e la compagna Nilde Iotti adottarono una bambina di 7 anni, Marisa Malagoli, da tempo affermata psichiatra e docente universitaria a Roma. Mentre la crisi familiare si rifletteva nei rapporti tra padre e figlio, Aldo studiava al Politecnico di Torino, dove poi si laureò in ingegneria.
A fine anni Cinquanta si manifestarono in maniera dirompente i sintomi di un male che si sarebbe aggravato. E che nel 1981, due anni dopo la morte della madre Rita Montagnana, lo portarono in clinica a Modena, dove per rispetto era indicato come ‘Aldo’ sul tabellone dei pazienti, l’unico a essere indicato con il solo nome di battesimo. La notizia del ‘ritrovamento’ nel 1993 scatenò la curiosità. La clinica fu stretta d’assedio, il partito anche. Ci furono interrogazioni parlamentari, polemiche, lettere ai giornali. Si disse che Togliatti junior era stato fatto sparire, cancellato dalla sua famiglia e dal partito. Sulla vicenda è uscito un libro (‘I figli di Togliatti’ di Nunzia Manicardi, pubblicato da Koinè nel 2002) e il drammaturgo Luigi Lunari scrisse nel 1997 un testo teatrale dal titolo ‘Nel nome del padre’ approdata anche a Broadway (‘Our fathers’), dove il destino di Aldo Togliatti viene messo a confronto con quello di Rosemary Kennedy, la figlia ritardata del patriarca Joseph, che la fece lobotomizzare.