Eluana, il governo ammette: il protocollo una tortura di Stato

Il sottosegretario Eugenia Roccella: 'Applicato in condizioni di confine tra legalità e illegalità, con la copertura degli enti locali e con l'accordo della Procura. Il ministero non poteva fare nulla'.
News Nazionali

Roma, 23 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) – Il protocollo applicato su Eluana Englaro (nella foto), la donna di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni e poi morta in seguito all'interruzione dell'alimentazione e idratazione artificiale, è stato "una tortura di Stato".

Lo ha detto il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, intervenendo questa mattina in diretta su Radio 24 a 'Parliamo con l'Elefante'. "Non parlo della volontà del padre – ha precisato il sottosegretario – ma del protocollo applicato in quel caso in condizioni di confine tra legalità e illegalità, costituendo una sorta di isola extraterritoriale nel sistema sanitario nazionale, con la copertura degli enti locali e con l'accordo della Procura''.

''Il ministero in quel caso non poteva fare nulla – ha aggiunto la Roccella – Ha mandato gli ispettori, che hanno consegnato i rapporti in cui si rilevavano tutti i profili di irregolarità a Procura ed enti locali, che sarebbero potuti intervenire", ha sottolineato.

"Penso a questa morte solitaria – ha continuato – di disidratazione e denutrizione, e questo a me sembra ai confini con la tortura di Stato. Perché questa tortura, questo protocollo è stato applicato grazie alla sentenza". Non solo. Sempre a proposito della vicenda Englaro, la Roccella ha affermato: "Lì, inoltre, non c'era alcuna volontà esplicita. Abbiamo la libertà di fare qualunque cosa del nostro corpo, ma non il diritto. Se considero che suicidarmi è un diritto – ha tagliato corto – è giusto che nessuno blocchi più nessuno dal suicidarsi".

"Parlo per non ritrovarmi io stesso nella condizione di Eluana", senza cioè avere la possibilità di far valere le proprie volontà in materia di cure, dice da parte sua Beppino Englaro, che, intervistato a 'Radio 24', risponde ai tanti che si chiedono le ragioni del suo impegno in questi giorni contro l'ipotesi di testamento biologico che si discute al Senato.

Già nei primi giorni della vicenda che ha coinvolto Eluana, rimasta in stato vegetativo permanente per oltre 17 anni, "mi sono interrogato su cosa fare per non cadere in questo meccanismo – ha spiegato Englaro – Dal momento che ogni cittadino può trovarsi nella situazione di Eluana, e non vengono riconosciute le libertà fondamentali, e' chiaro che io devo parlare. E' una conseguenza logica. Non mi sarei mai aspettato che invece di evolvere nella direzione delle libertà fondamentali si andasse nella direzione diametralmente opposta".

Secondo papà Beppino, ogni cittadino deve reagire all'imposizione di uno Stato che si sta trasformando da Stato di diritto a Stato etico.

Englaro ha inoltre ribadito che non ha nessuna intenzione di candidarsi per eventuali ruoli politici. "Mi batto semplicemente per la libertà di cura, anche nei casi estremi". Per quanto riguarda invece la legge sul testamento biologico, Englaro ha invitato ancora una volta ad approfondire meglio il problema dal punto di vista scientifico e costituzionale.

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