Roma, 10 mar. (Adnkronos/Ign) – Via libera del Consiglio dei ministri alla legge costituzionale di riforma della giustizia. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, lasciando palazzo Chigi. La riforma della giustizia del ministro Angelino Alfano era approdata in Cdm questa mattina per l’approvazione da parte dell’esecutivo. Il ddl costituzionale, che contiene la separazione delle carriere fra giudici e pm e due Csm separati, è stato approvato all’unanimità e il via libera al testo è stato salutato con un applauso.
“Presentiamo oggi per la prima volta nella storia della nostra Repubblica un testo di riforme costituzionali della giustizia che è completo, organico, chiaro, convincente”, ha detto Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Intendiamo anche sostenere questa riforma con una larga comunicazione ai cittadini perché è fatta nell’interesse dei cittadini”. Ora, assicura il presidente del Consiglio, “portiamo il provvedimento all’attenzione del Parlamento che lo discuterà e lo approverà”.
Con il via libera alla riforma della giustizia, dei cinque punti presentati alle Camere il 29 settembre scorso il governo ne ha approvati cinque. Sull’ultimo che ancora manca all’appello, la riforma del fisco, ‘ci stiamo lavorando’ ha poi assicurato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
“Il 29 settembre – ha detto il premier – presentammo il nostro progetto di riforma della giustizia, e ottenemmo la fiducia al riguardo”. Poi c’era “il federalismo municipale, l’abbiamo attuato. I decreti per la sicurezza dei cittadini, attuati. Il piano per il Sud è stato presentato. La riforma della giustizia, approvata. E sulla riforma del fisco stiamo lavorando con i tavoli aperti con imprenditori e parti sociali’.
Per Berlusconi, questa riforma “innalzerò finalmente il nostro paese ai livelli di democrazia dei grandi paesi come gli Stati Uniti d’America’. E aggiunge: “Il pm per parlare con il giudice dovrà fissare l’appuntamento e battere con il cappello in mano e possibilmente dargli del lei”.
Se fosse stata varata prima la riforma della giustizia, continua il presidente del Consiglio, ‘non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato a cambiamenti di governo, all’annullamento di una classe di governo nel ’92-93, all’abbattimento di un governo nel ’94, alla caduta di un governo di sinistra nel 2008 per la proposta di riforma della giustizia del ministro Mastella e il tentativo di eliminare per via giudiziaria il governo in carica’.
‘Ho deciso – annuncia quindi Berlusconi – di andare in tribunale a difendermi. Vuol dire che la domenica preparerò il processo e il lunedì andrò nell’aula dei tribunali, così spiegherò alla gente come stanno realmente le cose”.
E aggiunge: ‘Ho governato più a lungo di chiunque – ha spiegato il premier – e il numero delle udienze a cui i miei avvocati hanno dovuto presenziare supera il numero dei giorni in cui sono stato premier. E’ una cosa risibile dire che non mi sono difeso nei processi. Questa volta mi prenderò la soddisfazione di essere processo nelle aule processuali. Mi prenderò delle belle soddisfazioni e spiegherò agli italiani come sono le cose…Ho la pretesa di venire assolto nei processi, come e’ stato fatto tante altre volte’.
Soddisfatto anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “Oggi offriamo al Parlamento e al Paese un testo scritto che è in consolidato di una visione del sistema giudiziario che pone al centro il cittadino. Abbiamo voluto affermare, attraverso una proposta di riforma costituzionale, che l’accusa e la difesa sono uguali, e che sopra entrambi vi è il giudice che può essere sopra entrambi se non sarà più pienamente collega del pubblico ministero. Questa è la garanzia per il cittadino, una perfetta parità tra accusa e difesa e il meccanismo per fare questo è la separazione degli ordini”. Così il Guardasigilli Angelino Alfano, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm.
La riforma della giustizia approvata oggi, illustra quindi Alfano, dal Cdm prevede l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura, uno per i giudici e uno per i pm, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. ‘I due organismi -spiega il ministro della Giustizia- saranno entrambi composti per la metà da magistrati e per l’altra metà da eletti dal Parlamento’.
Nel testo della riforma il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale ‘resta saldo ma applicato secondo i criteri previsti dalla legge”, chiarisce il Guardasigilli. ‘Un principio oggi sacrosanto’, rimarca il ministro, quello dell’obbligo dell’azione penale, ‘è stato trasformato da alcuni pm nel un suo contrario, cioè nell’assoluta discrezionalità di perseguire i reati’ e dunque, di fatto, ‘il pm sceglie’.
L’esecutivo intende invece ‘togliere il manto di ipocrisia’: resterà l’obbligo dell’azione penale ma ‘la legge ordinaria dirà i criteri’. Il magistrato ‘partirà prima dalle priorità e poi si persegue il resto’. Riguardo i processi, poi, Alfano annuncia: ‘Il cittadino che viene prosciolto in primo grado’ non potrà essere ulteriormente perseguito in giudizio.
Se dopo la riforma costituzionale della giustizia approvata dal Cdm, l’Anm proclamerà degli scioperi ‘vedremo come li motiveranno. Ma crediamo che non ci siano motivi’ perché è una “riforma molto equilibrata”, aggiunge infine il ministro.
La riforma “non è una ritorsione contro qualcuno” ribadisce Alfano, spiegando: “E’ chiaro che si tocca qualche privilegio”, ma ‘non abbiamo presentato un quinto Vangelo. Si tratta di una proposta consolidata in 17 anni. In Parlamento -assicura- saranno ascoltati costituzionalisti ed esperti di diritto’. Inoltre, conclude il ministro, ‘non escludo di prendere contatto con gli esponenti delle varie opposizioni per poter fare una valutazione serena”.