Italiani sedotti da sushi e kebab, uno su 4 tradisce dieta mediterranea

Il fascino del menù etnico o dei cibi nordeuropei colpisce anche il Belpaese. Record di 'abbandoni' nel Nord Ovest e al Sud. Ad allontanarsi dai menù tradizionali sono soprattutto bambini e adolescenti, seguiti dalle donne.
News Nazionali

Roma, 13 mag. (Adnkronos Salute) – Spaghetti al pomodoro, addio. Il fascino del menù etnico o dei cibi nordeuropei colpisce anche il Belpaese. Un italiano su quattro, infatti, ormai assume la maggior parte del suo apporto calorico da alimenti non mediterranei. E a 'tradire' i dettami di menù tramandati da nonne e bisnonne sono soprattutto i piccoli. Bambini e adolescenti rappresentano in assoluto la fascia di età in cui l'adesione alla dieta mediterranea è minore, seguiti dalle donne, mentre i più virtuosi sono gli over 60. Questi i dati emersi da una ricerca dell'Osservatorio nutrizionale e sugli stili di vita 'Grana Padano' (Ogp).

Un'indagine elaborata grazie a un software applicativo che rende possibile ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta effettuare la raccolta delle informazioni sulle abitudini alimentari dei loro pazienti in modo semplice e rapido. Paradossalmente nelle regioni del Sud, nonostante i piatti celebri in tutto il mondo, la dieta mediterranea è poco seguita: peggio fa solo il Nord Ovest. Il Nord Est e il Centro rappresentano invece, la macroarea geografica in cui l'aderenza alla dieta mediterranea è maggiore. Seguono le Isole e, appunto, in coda il Sud.

I dati si riferiscono al periodo compreso tra maggio 2007 e dicembre 2008 (relativi a 2.193 pazienti in età pediatrica e 4.245 adulti su tutto il territorio nazionale) e sono stati analizzati utilizzando come indice di qualità della dieta il 'Mai' (Mediterranean Adequacy Index).

"Il 'Mai' – spiega Maria Letizia Petroni, coordinatrice scientifica dell'Osservatorio e responsabile nutrizione clinica dell'Istituto auxologico italiano di Piancavallo (VB) – è stato calcolato dividendo l'energia totale media giornaliera fornita da alimenti base della dieta mediterranea per quella ottenuta da cibi 'non mediterranei'".

"Fra i primi – sottolinea la Petroni – sono stati presi in considerazione cereali, pasta, riso, pane, legumi, patate, verdure e ortaggi, frutta fresca, frutta secca, altri semi, olio di oliva, vino, pesce. 'Non mediterranei' invece: merendine, dolci, brioches, biscotti, focacce e pizzette come snack (esclusa la pizza come piatto unico), oltre naturalmente a tutti i rimanenti alimenti non espressamente compresi nel primo elenco, come ad esempio carne, burro, bevande dolci e così via". Alla fine è risultato che meno del 20% della popolazione raggiunge un indice pari o superiore a 2, ossia assume energia da alimenti della dieta mediterranea in misura almeno doppia di quella di altri alimenti. "E addirittura – dice la nutrizionista – un italiano su quattro ha un indice di mediterraneità della dieta inferiore a 1".

Insomma, nel nostro Paese si registra un progressivo abbandono delle abitudini alimentari della nostra tradizione. Ma "numerosi studi provano come l'assunzione dei principali alimenti della dieta mediterranea ritardi l'invecchiamento e si associ a una ridotta prevalenza di malattie cardiovascolari, ictus, malattie neurodegenerative e cancro", ricorda Sergio Coccheri, ordinario di Malattie cardiovascolari dell'Università di Bologna e componente del Consiglio scientifico dell'Osservatorio. L'esperto invita perciò a "migliorare le abitudini alimentari della popolazione italiana, riscoprendo ciò che era già nella nostra tradizione".

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte