Milano, 3 apr. (Adnkronos/Ign) – Il tesoriere della Lega Francesco Belsito avrebbe distratto soldi per sostenere i costi della famiglia Bossi. E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione eseguito dai militari della Guardia di finanza che, insieme ai carabinieri, si sono presentati questa mattina nella sede di via Bellerio a Milano.
Nel documento, la procura di Milano fa riferimento ad una ‘nota proveniente dal Noe diretta dall’autorità giudiziaria di Napoli’ la quale, si legge ‘fornisce elementi inequivocaboli circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuto nella più completa opacità fin dal 2004’.
In particolare Belsito, si legge ancora ‘fin da quando ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato ed ha effettuato pagamenti e impieghi anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero’.
Tra questi impieghi emergono i ‘costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo’.
‘Il rendiconto della Lega – si legge ancora – così come emerge dalla nota del Noe è inveritiero, posto che non dà conto della reale natura delle uscite, come non dà conto della gestione ‘in nero’ sia in entrata sia in uscita di parte delle risorse affluite alla cassa del partito’. Per i magistrati milanesi ‘vi è la prova della falsità del rendiconto del 2010’.
Nell’inchiesta, che fa parte di un’indagine congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, Belsito, insieme all’imprenditore Stefano Bonet e all’uomo d’affari Paolo Scala , risulta indagato dagli inquirenti milanesi con l’accusa di appropriazione indebita aggravata in riferimento al denaro sottratto alla Lega Nord e per truffa ai danni dello Stato, in relazione a somme richieste per spese elettorali.
Bonet e Belsito rispondono anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito di imposta della società Siram, colosso dell’innovazione tecnologica. La Procura di Napoli, indaga, invece, per riciciclaggio.
Era presente oggi in via Bellerio anche il pm Henry John Woodcock, che più tardi in Procura ha avuto un lungo colloquio con i magistrati milanesi. In seguito alla perquisizione sono arrivati nella sede del Carroccio il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e Roberto Calderoli, coordinatore della segreteria nazionale.
Sono una trentina gli obiettivi delle perquisizioni, Oltre a quelle a Milano, in particolare i militari della Gdf sono entrati nelle sedi della Siram.
L’inchiesta dei magistrati milanesi ruota intorno agli investimenti fatti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi che sarebbero stati sottratti alla Lega. Stando a quanto si apprende l’indagine sarebbe nata in relazione ad alcune transazioni finanziarie riferibili a Bonet, manager legato all’uomo d’affari Paolo Scala.
Anche i presidenti di Camera e Senato sarebbero stati raggirati dalla truffa ai danni dello Stato contestata in particolare a Belsito. In base ad una legge del 1999, infatti i partiti beneficiano di rimborsi elettorali o finanziamento non strettamente legati a spese sostenute e per questo definiti atipici. L’ipotesi degli inquirenti milanesi, nell’indagine che riguarda la Lega, è che siano stati presentati rendiconti non veritieri traendo in inganno, tra gli altri, i presidenti di Camera e Senato.
In relazione all’indagine negli ambienti giudiziari milanesi viene fatto notare che "non è un nuovo caso Lusi". In particolare, per il filone di indagine dove viene ipotizzata l’appropriazione indebita aggravata, si dice, la Lega è vittima. Intanto, la Polizia giudiziaria, per conto delle tre Procure impegnate in inchieste sulla Lega stanno procedendo in queste ore a raccogliere sommarie informazioni testimoniali, ma non si escludono interrogatori prima di sera.
Se in relazione all’ipotesi di appropriazione indebita aggravata contestata in particolare al tesoriere della Lega, il Carroccio, come sostengono gli inquirenti, sarebbe parte offesa, diverso è il discorso per l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. In questo caso, spiegano gli investigatori, si sta valutando l’utilizzo dei fondi che sarebbe stato non trasparente. Gli inquirenti stanno infatti cercando di ricostruire come siano state utilizzate le somme ottenute in favore della Lega.
