Tripoli, 24 feb. (Adnkronos/Ign) – Sempre più drammatica la situazione in Libia dove sono ripresi gli attacchi contro i rivoltosi. Le milizie fedeli al raìs Muammar Gheddafi hanno attaccato questa mattina i rivoltosi che manifestavano nel centro di al-Zawiyah, 40 chilometri a ovest di Tripoli. Sarebbero più di dieci i morti, secondo un testimone in collegamento telefonico con la tv ‘al-Jazeera’, nei violenti scontri che si sono estesi anche nella periferia della città dove le milizie del colonnello starebbero seminando il terrore.
Anche altre fonti citate dalla tv satellitare ‘al-Arabiya’ sostengono che si contano numerosi morti e feriti tra i manifestanti. “E’ in corso un massacro nella mia città, chiedo alla comunità internazionale di intervenire”, afferma un ex ufficiale dell’esercito libico, Ahmad Miqdam.
Gli apparati di sicurezza libici hanno invitato i rivoltosi a consegnare le armi in cambio di un provvedimento di amnistia. Lo riferisce l’emittente satellitare al-Arabyia
Dalla parte dei manifestanti sono passate le truppe dell’esercito libico di stanza ad al-Zawiyah che, riferisce ‘al-Jazeera’, hanno aperto gli arsenali di armi alle circa 30 mila persone che sono scese in strada oggi in piazza al-Shuhada.
Secondo ‘al-Jazeera’ sia la città di Zuara, in Tripolitania, che al-Kufra, nel sud della Libia, sono state conquistate dai manifestanti.
Dalla parte di Gheddafi. L’attacco delle sue milizie ad al-Zawiyah è stato condotto dalle brigate dell’esercito libico composte in buona parte dai mercenari provenienti dai paesi africani. Ma secondo la pagina ‘Facebook’ del sito di opposizione libico ‘al-Manara’, che da giorni riporta notizie su quanto sta accadendo nel paese arabo, tra i mercenari ci sarebbero anche europei, compresi italiani.
Testimoni riferiscono al New York Times che migliaia di esponenti delle forze paramilitari del raìs sono schierati per le strade di Tripoli, sono in possesso di un gran numero di armi e pronti a sparare contro la popolazione. I miliziani, alcuni in divisa e altri in borghese, hanno anche allestito decine di checkpoint in città, chiedendo a tutti non solo di esibire i documenti, ma anche di esporre sulle auto bandiere libiche e immagini del leader Gheddafi.
Altri attacchi. I fedeli a Gheddafi hanno attaccato oggi anche i manifestanti che da giorni controllano la città di Misurata. Anche qui, annuncia ‘al-Arabiya’, ci sarebbero diverse vittime. “Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi stanno usando le armi pesanti “, afferma un testimone di Misurata in collegamento telefonico con ‘al-Jazeera’. “Ci sono aerei militari che sorvolano la città e che sparano raffiche di mitra – dice – mentre le forze di terra hanno lanciato razzi contro i manifestanti. Al momento ci sono diversi morti e feriti ancora in strada”.
Saad Gheddafi, secondogenito del colonnello, assicura: “Controlliamo l’85% della Libia”. “Nella maggior parte delle città del paese la situazione è tranquilla – dichiara – sono in mano ai manifestanti solo le città sulla costa della Cirenaica”. Mentre il fratello Seifulislam Gheddafi , nel corso di una visita alla tv di Stato libica, ha affermato “Sono false le notizie sui raid aerei contro i manifestanti in Libia”.
La figlia di Gheddafi, Aisha è invece apparsa oggi in tv, come già aveva fatto il padre, davanti alla residenza di Bab al-Aziziya, bombardata dai caccia americani nel 1986. La donna è intervenuta sull’emittente di Stato di Tripoli per smentire le voci riguardo a una sua fuga all’estero. “Dico ai libici – ha affermato – che amo e che mi amano, che io resisto davanti a questa casa distrutta”. Per i media arabi, però, Aisha si sarebbe imbarcata ieri su un aereo a cui è stato vietato l’atterraggio all’aeroporto della Valletta, a Malta.
Intanto, l’organizzazione di al-Qaeda nel Maghreb islamico è intervenuta con un messaggio, apparso sui forum jihadisti sul web, in sostegno alla rivolta del popolo libico. Il leader libico Muammar “Gheddafi è un assassino, sosteniamo la rivolta degli uomini liberi, nipoti di Omar al-Mukhtar”, si legge nel testo.
E proseguono le operazioni di rimpatrio degli italiani in Libia. E’atterrato in nottata a Tripoli l’aereo da trasporto C-130J dell’Aeronautica militare. Appena possibile il velivolo italiano raggiungerà la località di Sebha, dove imbarcherà 36 italiani e una decina di cittadini stranieri. Anche il cacciatorpediniere ‘Mimbelli’ della Marina militare è ormai giunto in prossimità delle coste libiche.
Mara Foccoli, moglie di Giorgio Foccoli, uno dei 150 operai italiani bloccati a Misurata, si augura che l’evacuazione dei nostri connazionali avvenga al più presto: ‘Non rimane che aspettare e augurarsi che non ci siano problemi’. ‘E’ difficile comunicare con la Libia, le linee – dice all’ADNKRONOS – sono disturbate o interrotte’.