Palermo, 26 mar.- (Adnkronos/Ign) – I giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno rigettato l’stanza di arresto per Marcello Dell’Utri. Era stata presentata ieri dal Pg Luigi Patronaggio, subito dopo la sentenza di condanna a sette. Il magistrato aveva fatto tale richiesta non solo per "pericolo di fuga" dell’imputato ma anche perché c’era il pericolo della "reiterazione del reato".
Ma per i giudici della terza sezione d’appello di Palermo, presieduti da Raimondo Loforti, "le circostanze prospettate" di pericoli di fuga e reiterazione di reato prospettati dal sostituto procuratore generale "appaiono inconsistenti". I giudici hanno anche escluso "l’inquinamento probabtorio" dell’imputato.
La richiesta di arresto, secondo l’avvocato Giuseppe Di Pieri, uno dei legali di Dell’Utri "è stata intempestiva e inadeguata". L’imputato, aggiunge il difensore all’Adnkronos, "ha avuto un atteggiamento correttissimo durante tutto il dibattimento; è stato sempre presente, persino alla lettura del dispositivo di ieri pomeriggio al bunker di Pagliarelli".
L’ex senatore, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, questa mattina è ripartito da Palermo per Milano. Ha saputo del rigetto della richiesta di arresto mentre era in volo per il capoluogo lombardo. "Hanno rigettato la richiesta del mio arresto? Beh, che dire? L’ammalato prende un brodino…", commenta all’Adnkronos sottolineando di essere stato sereno in attesa della decisione (ha trascorso la notte in albergo a Palermo): "E’ incredibile ma ho dormito benissimo…".
Secondo il pg di Palermo Patronaggio, Dell’Utri sarebbe potuto scappare dopo la sentenza di condanna in Nicaragua. Il magistrato scrive che la polizia di Milano ha appreso "da fonti confidenziali" di un viaggio fatto in Nicaragua da Dell’Utri "l’8 marzo 2102", cioè un giorno prima della sentenza della Corte di Cassazione che ha poi annullato con rinvio la sentenza di condanna a sette anni di carcere. Secondo il magistrato quel viaggio dimostrava "la volontà di alontanamento di Dell’Utri". Ma i giudici palermitani hanno rigettato la richiesta ricordonando nel provvedimento che quel viaggio "non era dimostrativo della volontà di allontanamento e di sottrazione".