Roma, 1 lug. – – "Sia io che la mia famiglia crediamo profondamente nell’innocenza di Amanda e non esiste nessun ritrattamento da parte mia in questa nuova fase processuale". Lo afferma Raffaele Sollecito, nella conferenza stampa sul ricorso in Cassazione depositato dalla difesa del giovane pugliese, contro la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, che lo ha ritenuto colpevole dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher insieme all’ex fidanzata Amanda Knox.
Accompagnato dal padre, Francesco, e dagli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, Sollecito, capelli lunghi, giacca e camicia, è apparso sereno e non si è sottratto ai flash dei fotografi e alle telecamere nel centro congressi Cavour.
Nei giorni scorsi era circolata la notizia di una nuova versione nella quale il giovane dichiarava che "la sera del delitto io ero a casa mia a Perugia. Niente altro è sicuro". Frasi che hanno fatto pensare alla volontà di scaricare l’americana, ma che sono state fermamente escluse oggi da Sollecito. "Solo un pazzo o un criminale cambierebbe versione, e io non sono né pazzo né criminale. Sono una persona innocente, che da sette anni grida la sua innocenza. Io credo nell’innocenza di Amanda – dice – però da quello che si legge nella sentenza si registrano delle anomalie".
L’SMS DI AMANDA – In particolare, un sms di Amanda Knox, che collocherebbe la stessa fuori dalla casa di Raffaele Sollecito la sera del delitto di Meredith Kercher, è al centro delle anomalie rilevate dagli avvocati dello studente pugliese Giulia Bongiorno e Luca Maori nella sentenza della Corte d’Assise d’appello di Firenze. Anomalie che hanno spinto la difesa di Sollecito a presentare ricorso in Cassazione. "Nella sentenza si parla di una bugia – sottolinea l’avvocato Bongiorno – Non è possibile che Raffaele e Amanda fossero insieme quando è stato inviato l’sms di Amanda alle 20.35 perché le celle telefoniche erano fuori dalla portata della casa di Raffaele". "Sollecito ha sempre detto di aver passato la notte con Amanda e per notte si intende dalle 22-23", ha sottolineato Bongiorno. Quindi secondo la difesa dello studente pugliese "c’è un capitolo ampio sulla differenza delle posizioni processuali di Amanda e Raffaele" alla base del ricorso in Cassazione.
IL MEMORIALE – Sollecito contesta poi il fatto che “base fondante” della condanna è stato il “memoriale scritto da Amanda quando era rinchiusa in carcere”. Un memoriale, spiega il pugliese, nel quale la giovane non racconta fatti bensì dà sfogo all’immaginazione. E aggiunge: "Lei stessa mi scagiona completamente, mi dà un alibi e mi dichiara totalmente estraneo". In quegli scritti, prosegue Sollecito, "Amanda ammette di aver detto una bugia, quando mi dice di essersi allontanata da casa per andare al lavoro da Lumumba". "Dal momento che i giudici hanno ritenuto valido quel memoriale, che per me è un’allucinazione, mi spieghino cosa c’entro io, qual è la mia responsabilità rispetto a quello che ha scritto Amanda".
SENTENZA SARA’ ANNULLATA IN TOTO – "Noi crediamo che ci sarà un annullamento in toto della sentenza. Non è mai esistito nella storia un delitto senza tracce dell’assassino – ha sottolineato Bongiorno – Nella stanza in cui è stata uccisa Meredith non ci sono tracce né di Amanda né di Raffaele ma solo di Rudy Guede. La pulizia selettiva delle tracce non esiste. Quello è il grande errore della sentenza". "Riteniamo che non c’entrino nulla Amanda e Raffaele", ha precisato ancora il legale, sottolineano che "sul banco degli imputati c’è la sentenza".