Roma, 10 mar. (Adnkronos/Labitalia) – In tempi di chat e speed date, l’amore – non necessariamente quello con la ‘A’ maiuscola – sembra preferire uno dei luoghi più ‘tradizionali’ di sempre. Un ‘evergreen’ per incontri, non solo lavorativi. Stando, infatti, ai risultati della ricerca Robert Half Executive Search, nel 61% delle aziende italiane si consumano relazioni amorose tra dipendenti, peraltro scoraggiate solo dal 5% dei datori di lavoro.
Un dato che colloca, a livello europeo, l’Italia seconda solo alla Germania in quanto a tolleranza, a pari merito con le nordiche Svezia e Norvegia. A seguire, Francia e Inghilterra, dove l’’office romance’ è uno sport nazionale. E, sempre secondo l’indagine, in Italia è Milano la città in cui si consuma il maggior numero di tradimenti in ufficio, seguita da Roma, Bologna, Torino. Non Solo. In Italia, i luoghi di lavoro a maggiore tasso amoroso sono gli ospedali e le cliniche, gli studi professionali, le redazioni giornalistiche, i pubblici uffici e le banche.
Ma cosa si nasconde dietro questa tendenza? A dare una possibile spiegazione è Alfio Cascioli, psicologo del lavoro e uno dei massimi esperti in materia di strategie motivazionali. "L’amore tra le scrivanie di un ufficio -spiega a Labitalia- nasce dal sentimento di solitudine che contraddistingue la nostra società".
Un dato che, secondo Cascioli, non meraviglia affatto: "Anzi, è probabile che i flirt sul lavoro – dice – siano molto di più. Sicuramente, uno dei fattori che sta dietro a questo tipo di relazioni sul lavoro è il tempo. Si passano, infatti, in media 8 ore di lavoro insieme ai colleghi che, quindi, li fanno diventare sempre meno estranei".
"Sul posto di lavoro -continua Cascioli-si hanno maggiori opportunità di conoscersi e di intrattenere rapporti di amicizia sempre più stretti. Alla base c’è comunque il fatto che la gente si sente sola e negli ambienti che si frequentano maggiormente si tende a mettere in piedi una relazione più profonda. Del resto, la nostra società -sottolinea- è così dispersiva e piena di solitudine che l’esigenza di trovare amicizia e affetto è sempre più forte. Certo che gli inconvenienti non mancano".
"Quando ci si lascia, cominciano i problemi: le storie non finiscono mai senza strascichi -ricorda lo psicologo del lavoro- e chi è lasciato prova un sentimento di frustrazione destinato a trasformarsi in odio. Un rapporto interrotto, quindi, non può certo generare un’armonia professionale che il posto di lavoro richiede".