Roma, 23 giu. (Adnkronos/Ign) – Fiat "lavorera' con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilita' dell'accordo al fine di individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilita' necessarie per la realizzazione di progetti futuri". E' l'attesa replica del Lingotto dopo uno scrutinio notturno al cardiopalma allo stabilimento di Pomigliano d'Arco.
I lavoratori sono affluiti in massa (95%) per votare l'accordo proposto dalla Fiat e non sottoscritto dalla Fiom. Hanno vinto i sì all'accordo, che però si sono fermati al 62,2%. I voti a favore dell'intesa tra azienda e sindacati, non sottoscritta dalla Fiom, infatti, sono stati 2.888, 20 le schede bianche, 59 le nulle e 1.673 i no, su 4.642 votanti.
Il Lingotto, si legge in una nota della Fiat, "apprezza il comportamento delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori che hanno compreso e condiviso l'impegno e il significato dell'iniziativa di Fiat Group Automobiles per dare prospettive allo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano". La Fiat ha anche "preso atto della impossibilita' di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose, il piano per il rilancio di Pomigliano".
Il comunicato giunto da Torino sembra comunque una rassicurazione rispetto alla temuta retromarcia che lascerebbe la produzione della Panda in Polonia. Un'ipotesi alla quale il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, non vuole nemmeno pensare.
Il voto positivo a Pomigliano e' "inequivocabile. Stiamo parlando del 65%. A questo punto bisogna applicare l'accordo. Non voglio nemmeno pensare che venga messo in discussione l'accordo" avverte Sacconi.
"Ci sono organizzazioni sindacali che si sono coraggiosamente esposte – rileva – Lavoratori che in grandissima quantita' hanno aderito alla richiesta referendaria e in evidente maggioranza hanno dato il loro consenso. Confido quindi che gli investimenti vengano realizzati e che una condizione di pace sociale e di adesione alla nuova metodologia di lavoro, organizzata sui 18 turni nei 6 giorni, sia rispettata da tutti i lavoratori e che nessuno voglia sabotare un percorso straordinariamente importante non solo per lo stabilimento di Pomigliano, i lavoratori, le famiglie e l'indotto, ma anche per l'intero Mezzogiorno". E se ci fossero dei dubbi da parte della Fiat? "Non lo voglio nemmeno pensare".
Secondo Sacconi, inoltre, e' una "sciocchezza" che l'accordo possa essere esteso ad altri stabilimenti oltre a quello di Pomigliano. "L'accordo di Pomigliano -osserva- e' interessante per il metodo e cioe' per l'attitudine delle parti sociali a cercare un accordo", anche se "c'e' qualche sciocco che guarda il dito piuttosto che la luna quando il dito e' il merito dell'accordo". Quanto al rischio che possano essere intentate delle cause, Sacconi si limita a commentare: "Sono fatti cosi' duri e veri che i problemi causidici, cioe' da avvocaticchi, vanno in secondo piano".
Anche i sindacati chiedono al Lingotto di procedere avanti con gli investimenti annunciati. "I lavoratori di Pomigliano hanno compreso e condiviso le ragioni del nostro accordo" dice il leader della Uil, Luigi Angeletti. ''Credo che l'opzione che si presenta a Fiat sia quella di confermare la validita' dell'accordo e quindi l'investimento da realizzare nei prossimi mesi per trasferire la produzione della Panda nello stabilimento di Pomigliano'' avverte il leader della Uil.
Toni più netti dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni che dice no ad un ripensamento di Fiat su Pomigliano. Se Marchionne volesse fare un passo indietro, la Cisl ''sara' contro con forza''. Poi, il numero uno del sindacato di via Po aggiunge: ''mi rifiuto di pensare che Marchionne non garantira' l'accordo. Se si dovesse verificare un'ipotesi del genere con la stessa forza con la quale abbiamo difeso i posti di lavoro, cosi' saremo contro ad un abbozzo di ripensamento''.
La Cgil torna invece a chiedere soluzioni più condivise. ''I si' per il lavoro e i no per non cancellare i diritti" afferma la vice segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. ''La partecipazione al voto – aggiunge – era prevedibile, come la prevalenza dei si: i lavoratori di Pomigliano si sono ritrovati improvvisamente arbitri di una contesa che preme su di loro e sulle loro aspettative personali perche' in quel territorio, caratterizzato da un'alta disoccupazione, uno stabilimento come quello della Fiat svolge un ruolo essenziale e non sostituibile''.
Secondo Camusso, ''anche un voto cosi particolare, nella sua articolazione tra si e no, dice che ci vuole una soluzione condivisa, come la Cgil ha sempre sostenuto. Tanto piu' che intese che cancellano diritti sono inefficaci in quanto illegittime. Per questo chiediamo a Fiat di confermare e avviare, l'investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano, di riaprire la trattativa per un'intesa condivisa da tutti".
"Al governo -conclude Camusso- che e' stato ininfluente sulle scelte industriali, che ha voluto giocare una sua partita di divisione del sindacato, il voto dice che un "paese moderno" difende i diritti dei lavoratori".
A cantare vittoria invece è la Fiom. ''A Pomigliano il plebiscito e' fallito. Piu' del 40% degli operai, quelli che devono faticare in turni crescenti e pause calanti, ha detto no'' afferma Giorgio Cremaschi. Nonostante "il clima di intimidazione ed il ricatto", rileva il sindacalista, ''e' un fatto clamoroso che conferma il valore della scelta della Fiom di non firmare. Ora e' piu' forte la difesa del Contratto nazionale, dei diritti e della Costituzione. Il coraggio dei tanti operai che hanno rifiutato il ricatto Fiat si trasmette a noi e a tutto il mondo del lavoro per continuare. Il diritto al lavoro e i diritti del lavoro non possono, non devono essere posti in alternativa tra loro''.