Primi raid in Siria contro l’Is, Obama: “Non è una lotta solo degli Stati Uniti”

23 Settembre 2014

(AdnKronos) – Primi raid della coalizione contro le postazioni del cosiddetto Stato Islamico (Is) nel nord della Siria. Lo ha annunciato il Pentagono, precisando che agli attacchi hanno partecipato gli Stati Uniti e cinque Paesi arabi, ovvero Arabia Saudita, Emirati, Giordania, Bahrain e Qatar.

Almeno 120 jihadisti sono morti nei raid, hanno riferito su Facebook gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’ong vicina all’opposizione con sede a Londra, citando fonti mediche. Secondo l’Osservatorio, tra le vittime si contano 50 miliziani del Fronte al-Nusra, gruppo affiliato ad al-Qaeda, e 70 jihadisti dello Stato Islamico (Is), ma il bilancio potrebbe essere anche più alto. Altri 300 estremisti risultano feriti. Tra i civili si contano otto morti, tre dei quali erano bambini.

Muhsin al-Fadhli, il leader del gruppo ‘Khorasan’ composto da veterani di al-Qaeda, sarebbe stato ucciso durante i raid dell’aviazione americana in Siria. E’ quanto sostiene il sito web del quotidiano kuwaitiano ‘al-Rai’, secondo il quale l’uccisione di al-Fadhli, in un sobborgo di Idlib, trova conferme su alcuni siti jihadisti legati all’organizzazione terroristica al-Qaeda.

Il gruppo Khorasan del kuwaitiano al-Fadhli, che ambisce a reclutare jihadisti occidentali in Siria e in Iraq per compiere attentati negli Usa, è considerato una minaccia più grave dello stesso califfato dello Stato islamico.

Tra le vittime ci sarebbe anche Abu Suleiman al-Naser, cittadino siriano di origini maghrebine, considerato il ‘ministro della Guerra’ del califfato proclamato dallo Stato islamico (Is) in Siria e in Iraq.

"Chiunque cerca di danneggiare, colpire l’America non verrà tollerato e non gli verrà dato modo di rifugiarsi in alcun luogo nel mondo", ha detto da Washington il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, sostenendo che "ci vorrà tempo per portare a termine la missione" contro lo Stato islamico. Il presidente è intervenuto prima di partire per New York, dove mercoledì si apre il dibattito all’Assemblea generale dell’Onu.

"La forza di questa coalizione – ha sottolineato – rende chiaro al mondo che questa non è una lotta solo degli Stati Uniti, ma appartiene anche a tutti quei governi e Paesi che nel Medio Oriente rifiutano lo Stato islamico e lottano per la pace e per la sicurezza che tutti meritano nel mondo".

"Ora – ha aggiunto Obama – andremo avanti con il nostro piano sostenuto dalla maggioranza dei membri del Congresso e intendiamo addestrare ed equipaggiare l’opposizione moderata siriana che ha lottato finora anche contro il regime di Assad". Il presidente Usa ha precisato che "gli Stati Uniti si impegneranno a colpire obiettivi sia in Iraq sia in Siria. In modo che questi terroristi non possano trovare rifugio da nessuna parte".

I raid sono scattati per sventare "un imminente attacco" contro gli interessi degli Stati Uniti e dell’Occidente preparato da un gruppo di reduci di al Qaeda, ha reso noto, in una dichiarazione, il Comando Centrale (Centcom) dell’esercito americano, responsabile delle operazioni in Medio Oriente, spiegando che i raid sono stati diretti anche a colpire il gruppo Khorasan, guidato da "esperti veterani di al Qaeda" che ha trovato rifugio in Siria.

Nel comunicato diffuso dal quartier generale del Centcom di Tampa si specifica che sono stati 14 gli obiettivi dello Stato Islamico colpiti dai raid, nei pressi di Ar Raqqah, Dayr az Zawr, Al Hasakah, e Abu Kamal. Tra i target colpiti "edifici per l’addestramento, quartieri generali e comandi di controllo, centri finanziari, depositi di camion e mezzi corazzati". Dalle portaerei americane sono partiti 47 missili Tomahawk, mentre caccia e droni dell’Us Air Force, della Marina e del corpo dei Marines hanno partecipato al bombardamento aereo.

Ma il Centocom precisa che anche il "Bahrain, la Giordania, l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti hanno partecipato o fornito sostegno logistico ai raid contro i target dell’Is". Mentre gli attacchi contro Khorasan – tutti concentrati nella zona di Aleppo – sono "stati condotti solo da mezzi americani". 

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