Scudo bocciato in parte, Consulta: il giudice valuterà di volta in volta

Viola gli articoli 3 e 138 della Costituzione
News Nazionali

Roma, 13 gen. (Adnkronos/Ign) – ‘Bocciatura parziale’: può sintetizzarsi così la decisione presa dalla Corte Costituzionale sulla legge relativa al legittimo impedimento dei membri del governo, sia il presidente del Consiglio sia i ministri, ad essere presenti nelle aule giudiziarie alle udienze che riguardino processi dove risultano imputati. La decisione della Corte costituzionale, a quanto apprende l’ADNKRONOS da fonti qualificate, è stata adottata con 12 voti favorevoli e 3 contrari.

La Consulta interviene su alcuni punti particolari della norma (che aveva trovato subito applicazione nei processi Mills, Mediaset e Mediatrade in corso a Milano e che coinvolgono il capo del governo Silvio Berlusconi): quelli relativi alla certificazione diretta dell’impegno da parte di Palazzo Chigi; all’obbligo previsto per il giudice di rinviare l’udienza fino a sei mesi; alla valutazione dello stesso impedimento la cui legittimità – a parere dei giudici costituzionali – non scatta automaticamente ma va riscontrata di volta in volta da parte dei giudici.

Inoltre, la Consulta in qualche modo ‘interpreta’ il comma della legge relativo all’elenco delle attività associate alle funzioni di governo, sottolineando che spetta sempre al giudice valutare se quegli impegni sono o meno forzatamente concomitanti con l’udienza processuale fissata, per bilanciare così il diritto di difesa dell’imputato premier o ministro con la tutela della sua funzione di governo.

La Corte Costituzionale ha stabilito che la legge sul legittimo impedimento viola gli articoli 3 e 138 della Costituzione.

“La Corte costituzionale – informa in proposito una nota della Consulta – giudicando delle questioni di legittimità costituzionale relative alla legge n. 51 del 2010 in materia di impedimento a comparire in udienza del Presidente del Consiglio dei ministri, ha deciso che è illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Costituzione, l’art. 1, comma 4, relativo all’ipotesi di impedimento continuativo e attestato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri; è illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Cost., l’art. 1, comma 3, nella parte in cui non prevede che il giudice valuti in concreto, a norma dell’art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale, l’impedimento addotto”.

Inoltre, “non sono fondate le questioni di legittimità costituzionale relative all’art. 1, comma 1, in quanto tale disposizione venga interpretata in conformità con l’art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale”. E “sono inammissibili le ulteriori questioni di legittimità costituzionale, relative alle disposizioni di cui all’art. 1, commi 2, 5 e 6, e all’art. 2”.

L’articolo 3 della Costituzione recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Secondo l’articolo 138 della Carta, “le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione”.

In una dichiarazione congiunta, Niccolò Ghedini e Piero Longo sottolineano: ‘La legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione’.

‘Nell’intervenire su modalità attuative, la Corte Costituzionale – spiegano i legali del premier Silvio Berlusconi -, sembra avere equivocato la natura e la effettiva portata di una norma posta a maggior tutela del diritto di difesa e soprattutto della possibilità di esercitare serenamente l’attività di governo, non considerando la oggettiva impossibilità, come dimostrato dagli atti, di ottenere quella leale collaborazione istituzionale già indicata dalla Corte stessa, con una autorità giudiziaria che ha addirittura disconosciuto legittimita’ di impedimento ad un Consiglio dei ministri’. ‘Comunque – concludono – le sentenze della Corte debbono essere ovviamente rispettate e sarà possibile comprenderne la reale portata nella pratica attuazione soltanto dopo aver letto la motivazione’.

Una delegazione del Popolo Viola, in presidio davanti al palazzo della Consulta, ha esultato alla notizia della bocciatura parziale della legge, stappando una bottiglia di spumante e sventolando il Tricolore al grido ‘Viva la Costituzione italiana’. “La decisione della Consulta – ha sottolineato Gianfranco Mascia in rappresentanza del Popolo Viola – è una vittoria per gli italiani. Dobbiamo togliere il tappo dall’Italia: la legge – ha ribadito – è uguale per tutti”.

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