Roma, 15 mag. (AdnKronos) – "Siamo partiti con l’ascolto da settembre, vogliamo rinviare ancora, sprecare il tempo? Il Parlamento è sovrano, questa non è la legge elettorale e io non dico prendere o lasciare, mi sta a cuore ragionare sul futuro dei figli". Matteo Renzi, intervenuto a Radio Anch’io, torna sul Ddl scuola e invita a non dilazionare troppo i tempi, pur lasciando spazio per la discussione.
Dal premier anche una confessione: "Dico per primo che dovevamo spiegare meglio la riforma, ma è un fatto positivo che stiamo discutendo sulla scuola. Ho ricevuto 7.417 lettere da professori – dice ancora – la mia impressione è che ascoltando ci sia un diverso atteggiamento da parte delle persone".
Renzi entra poi nel merito del Ddl. "Il meccanismo di fare le assunzioni e poi vediamo è impossibile – sottolinea – Se accettiamo l’idea di assumere lo facciamo perché abbiamo un modello di scuola diverso: non esiste che dal Ddl prendo le assunzioni e non cambio il modello scuola perché questo trasformerebbe il provvedimento in un grande ammortizzatore per i precari".
Il premier dice che "centosessantamila assunzioni tra questo e il prossimo anno è una cifra enorme. Per gli altri precari non ci può essere altra procedura che quella concorsuale". E prende "un impegno: si entrerà solo per concorso".
"Per la prima volta ci sono più soldi per la scuola, ma non vogliamo darli in modo indiscriminato. Certo, nessuno tocca gli stipendi ma se ci sono più soldi – rimarca – bisogna premiare chi è stato più bravo".
Quanto al blocco degli scrutini, per Renzi si tratta di "un tema prematuro. Io credo che la stragrande maggioranza degli insegnanti siano persone serie e perbene che non metterebbero a rischio i propri ragazzi e il lavoro svolto in un anno con il blocco degli scrutini. La precettazione, poi, è una questione tecnica. Non mi pare questo il fatto principale".
PENSIONI – Renzi parla a tutto campo e interviene anche sulle pensioni. "C’è da ripensare un modello di organizzazione delle pensioni, lo faremo nei prossimi giorni e mesi", rileva, assicurando che "i soldi dei pensionati non vengono toccati". "Restituiremo i soldi" dice il presidente del Consiglio.
"Dovete ridare i soldi" è una "espressione forte" osserva ancora Renzi a proposito della risposta del governo alla sentenza della Consulta sull’indicizzazione delle pensioni. "Il governo Monti ha bloccato l’indicizzazione in modo considerato incostituzionale – spiega – noi stiamo studiando come superare quel limite rispettando le esigenze di bilancio sapendo che questi soldi non andranno ai pensionati da 700 euro al mese. Perché la mia preoccupazione è per chi prende poco, poco, poco".
PD E REGIONALI – A Radio Anch’io Renzi affronta anche il capitolo regionali, sulle quali, dice, "non faccio pronostici". Il Pd "non ha candidati impresentabili – scandisce – Ci sono alcune liste con candidati impresentabili, che avrei evitato di mettere. Ma sul Pd sono pronto alla prova del nove e allo scanner". Il premier assicura anche che "il Pd non perde pezzi, però bisogna fare l’interesse dei cittadini non delle correnti". "All’inizio della legislatura avevamo 290 deputati e oggi siamo a 310…" sottolinea il segretario.
E all’affermazione di un’ascoltatrice a proposito delle vicende interne del partito, Renzi replica: "Non condivido il termine galletti nel pollaio. E’ legittimo che un grande partito che ha il 40% dei voti abbia al suo interno chi non condivide certe cose, è positivo. Sono persone per bene che hanno opinioni diverse da me e io le rispetto". "Quello che mi da noia e mi disturba – puntualizza – è chi non rispetta le regole interne".
RAI – Poi la questione Rai. "Faremo le nomine con la Gasparri se non ci sarà la riforma, ma io credo ci sia spazio per poter portare la riforma della governance Rai in Parlamento e votarla. Ovviamente – precisa – nessuno immagina forzature, voti di fiducia, spero si possa discutere di queste tematiche, ma la Rai è un altro pezzo del ragionamento sul sistema Paese".
Obiettivi e sintesi in un messaggio su Twitter: "Pronti a discutere merito di tutto, con tutti, dalla scuola alla Pa. Ma dopo aver discusso, si decide. L’Italia non può più perdere tempo".