“Certe riforme devono e sono un patrimonio comune“. Il Presidente della Regione Renzo Testolin approfitta della replica nella discussione sul Defr per parlare della mancata riforma elettorale. A nulla sono per ora valsi gli impegni presi nei programmi elettorali e poi in aula da quasi tutte le forze politiche e le cinque proposte di legge depositate, la gestazione della riforma è ancora lontana.
Nel suo intervento Testolin ha spiegato che la legge elettorale è stata oggetto di lavoro, in primis da parte del presidente della I Commissione.
“Bisogna però trovare una vicinanza in questi percorsi che altrimenti non permettono di andare a identificare qualcosa che sia poi trasversalmente riconosciuto” ha proseguito il presidente, chiarendo poi meglio il concetto: “Ognuno deve fare un passo avanti, un mezzo indietro per farne due avanti. Un percorso che è stato ben chiarito a tutte le forze presenti in aula, poi ognuno deve prendersi le proprie responsabilità se le cose vanno o non vanno o vanno avanti in un certo modo”.
Parole che a stretto giro hanno trovato la replica del capogruppo di Rassemblement Stefano Aggravi, bersaglio fra le righe delle parole di Testolin.
“E’ vero che bisogna fare un passo avanti, un indietro, uno di lato, evitando di darsi dei calci, ma i passi indietro non li deve fare solo l’altra parte. Altrimenti non è un collaborazione ma una dominanza. So che qualcuno nel tempo ha abituato qualcun altro ad accettare sempre la dominanza, ma da parte nostra questo non è un atteggiamento accettabile e forse per questo siamo ora dove siamo”.
Manca l’accordo, si allontana la modifica della legge elettorale
16 ottobre 2024
Un passo avanti e uno indietro. Il balletto della riforma della legge elettorale torna sugli schermi di piazza Deffeyes. Se nei giorni scorsi la maggioranza aveva intravisto la possibilità di arrivare ad una mini riforma con l’appoggio di Rassemblement Valdôtain, con ieri si è tornati alla casella di partenza. L’incontro avuto con Stefano Aggravi e il suo movimento non ha sortito gli effetti sperati dai movimenti che rappresentano l’attuale maggioranza: nessun accordo per votare in aula la proposta di tornare alle 3 preferenze, con la doppia di genere.
“Con la nostra proposta di legge elettorale abbiamo provato a formalizzare alcune proposte (anche di compromesso rispetto ad altre leggi depositate) per riuscire a rilanciare il dibattito sul tema. La nostra disponibilità al dialogo resta tale, mi spiace che dall’altra parte del tavolo si sia percepita rigidità sulle due sole proposte di modifica fatte.” spiega oggi il capogruppo di RV Stefano Aggravi.
Da quanto si apprende sono state ritenute troppo poche le aperture fatte dalla maggioranza verso le proposte elaborate da Rassemblement. Da qui la scelta di non condividere preventivamente la presentazione in Consiglio Valle di un testo di legge con le sole modifiche proposte dalla maggioranza.
A suonare il De Profundis per la riforma del sistema elettorale regionale è oggi anche Rete Civica.
“Invocata da un decennio, promessa in tutte le campagne elettorali, inserita come primo punto del Programma di legislatura 2020-2025: non si farà” – scrive in una nota il movimento. “L’unica cosa che l’affannata maggioranza regionale sta cercando di produrre è un ritocco alla legge per tornare alle agognate tre preferenze. Ma non si tratta certo di una “riforma”, solo di un passo indietro con il ritorno alle cordate di candidati”.
“La Valle d’Aosta è rimasta l’unica Regione italiana in cui gli elettori non possono scegliere la maggioranza di governo, con il risultato che le maggioranze vengono fatte e disfatte nel mercato postelettorale che dura cinque anni. – ricorda Rete Civica – La Valle d’Aosta è fra le uniche due Regioni italiane (l’altra è il Friuli-Venezia-Giulia) in cui non c’è la “doppia di genere”, con la possibilità cioè di esprimere una seconda preferenza solo se di genere diverso dalla prima.”
A caccia dei 24 voti per modificare la legge elettorale
10 ottobre 2024
Tanto tuonò che alla fine piovve? Presto ancora per dirlo, ma sulla legge elettorale qualcosa torna a muoversi. Nei giorni scorsi le forze che compongono l’attuale maggioranza hanno incontrato le altre componenti del Consiglio Valle per presentare, per ora solo a voce, la proposta di riforma della legge elettorale: tre preferenze, di cui una di genere e la presenza di una donna in Giunta regionale.
Le delegazioni di Uv, Pd, Stella Alpina e Pour l’Autonomie hanno illustrato l’accordo raggiunto in seno alla maggioranza venerdì scorso a VdA Aperta e Rete Civica, mentre lunedì è stata la volta del centrodestra unito e di Rassemblement Valdôtain. Proprio quest’ultimo, nei giorni scorsi, probabilmente per dare uno scossone alla discussione, da tempo ferma, aveva depositato una nuova proposta di legge di riforma.
Il sì parziale di Vda Aperta
Sulle tre preferenze, di cui una di genere, si dicono d’accordo le componenti di Vda Aperta (AD-GA; ADU-SI, M5S), che in aula possono contare su un voto, quello di Erika Guichardaz.
“In un’ottica di mediazione fra forze politiche, possiamo accogliere la proposta delle tre preferenze solo se si applica la modalità nell’esprimerle dell’alternanza di genere fra prima, seconda e terza preferenza, come l’elettorato valdostano ha già sperimentato durante le Elezioni europee 2024 o, in alternativa, che, nel caso di due solo preferenze dello stesso genere, sia nulla la seconda” scrive Vda Aperta in una nota. “Il superamento della preferenza unica per Noi deve avvenire in un’ottica di reale condizione di parità: la “doppia preferenza di genere” è lo strumento più avanzato ed efficace nell’attuale contesto storico”.
Sulla presenza di una donna in Giunta regionale, Vda Aperta apprezza “che la legge regionale lo recepisca e lo faccia suo, anche ricorrendo all’Assessorato tecnico; ma altresì rileva che così facendo non guardiamo al futuro e agli esiti che la nuova legge elettorale dovrebbe esprimere”. Da qui la proposta, “fatto salvo il principio della rappresentanza di genere”, che “la Giunta sia espressione della proporzionalità di genere espressa dal Consiglio regionale, perché sarebbe bizzarro e non conforme al volere dell’elettorato che il 40/50% del Consiglio regionale avesse un solo rappresentante di genere in Giunta”.
La richiesta è ora di procedere “tempestivamente a cambiare la legge elettorale, perché gli elettori abbiano la possibilità di conoscere bene le modalità di voto, al fine di esprimere pienamente la loro scelta politica”.
Il no del centrodestra
La proposta della maggioranza non convince invece il centrodestra che puntava alla norma antiribaltone. “Preso atto delle proposte che ci sono state presentate – spiega una nota dei coordinatori del Centrodestra unito per la Valle d’Aosta. – il Centrodestra ribadisce la necessità di giungere, anche in Valle d’Aosta, ad un cambiamento sostanziale attraverso una riforma elettorale vera. Tale riforma deve consentire ai cittadini di scegliere direttamente un presidente ed una coalizione in modo tale da assicurare la stabilità del governo e la governabilità della Regione”.
Le trattative aperte con Rassemblement Valdôtain
Per arrivare a 24 voti – necessari per evitare il referendum entro tre mesi dalla pubblicazione su richiesta di un 50esimo degli elettori oppure di 1/5 degli attuali consiglieri – i 19 della maggioranza puntano a trovare una mediazione con i 5 di Rassemblement Valdôtain.
Per questo si ragiona su come implementare la proposta della maggioranza, definita da molti “il minimo sindacale”, con le novità del testo depositato da Stefano Aggravi. “Siamo disponibili a discutere e a trovare delle convergere – dice il capogruppo di RV – su alcuni degli elementi di modifica della legge elettorale”.
Le trattative sembrano però rimandate alla prossima settimana.
4 risposte
Si è capito il gioco di UV&co da mesi: tergiversare sulla riforma delle legge elettorale quanto basta per lasciare come unica opzione di scelta ai consiglieri la loro legge elettorale modificata, nella logica “o accettate le modifiche alla legge elettorale che proponiamo, o si vota alla vecchia maniera”. Missione riuscita!! E si sono pure tolti la questione doppia preferenza di genere: se lo sapete è una legge nazionale obbligatoria, e la Valle d’Aosta è l’unica regione italiana a non averla applicata. Sapevano che qualunque modifica all’attuale legge elettorale sarebbe stata impugnata dallo Stato proprio per quello, e quindi hanno fatto saltare il banco. Si vota come nel 2020 lasciando agli autonomisti più margine di vittoria contro gli altri partiti. Rassegnamoci: si parlerà di presidenzialismo valdostano o nuova legge elettorale solo per le elezioni 2030, se l’UV perde nel 2025 le elezioni di brutto naturalmente!!
La doppia di genere è un’offesa alle donne, alle loro capacità e al loro orgoglio.
Le tre preferenze sono invece un modo di controllare i votanti.
La doppia preferenza di genere è una legge nazionale che ogni regione deve obbligatoriamente applicare nelle propria legge elettorale nel modo che ritiene opportuno: la Valle d’Aosta è l’unica regione italiana che non l’ha applicata. Finché il governo italiano non la abolirà bisognerà applicarla, nel bene o nel male: e influirà su qualunque legge elettorale che la Valle d’Aosta farà in futuro, nel senso che se la prossima legge elettorale valdostana non avrà la doppia preferenza di genere, lo Stato la bloccherà e la modificherà d’ufficio se va bene. Se va male la aboliscono.
Quindi si continua a voler garantire la presenza delle donne nelle istituzioni per legge e non a seguito di una sana e civile competizione, ma è possibile che le donne stesse non si ribellino a questo trattamento offensivo che sembra implicitamente affermare che esse non sono in grado di arrivare da sole nelle stanze dei bottoni…