Se gli anniversari fossero un programma elettorale, l’Union ne avrebbe uno solidissimo, ma il condizionale è d’obbligo, specialmente se la celebrazione può trasformarsi in retorica. Gli 80 anni del Mouvement diventano centrali nel comizio di apertura, rischiando di offuscarne il senso.
Le prove per la Réunion sono finite, il momento di andare in scena è arrivato per gli autonomisti riuniti sotto al simbolo del “Leone rampante” e con lui anche quello di tentare di rimanere tutti sotto lo stesso tetto. A Pont-Saint-Martin, il Mouvement si presenta e dà il via ufficiale alla sua campagna elettorale 2025 tra jingle dal vago motivetto orecchiabile e ripetibile all’infinto, stile “Grande Fratello”, per presentare i 35 candidati, e una narrazione quasi interamente basata sui suoi 80 anni di vita che verranno festeggiati ufficialmente il 13 settembre.
I primi a salire sul palco dell’auditorium del comune della Bassa sono proprio 35 candidati, dopodiché, ad aprire le danze, come da tradizione, sarà il padrone di casa, il sindaco Marco Sucquet che, da amministratore locale, pone l’accento su come il partito “presenta un programma che copre tutti i comuni valdostani, pensato per il bene dei valdostani e che sia nelle mani dei valdostani. E un programma del genere solo l’Union è capace di farlo“.

L’intervento di Sucquet, però, è anche molto critico verso il comportamento che in passato molti protagonisti del partito hanno svelato a risultati elettorali svelati, definendoli “atteggiamenti infantili che nel passato sono stati un teatrino indecoroso che non deve succedere mai più”. Non mancherà una parentesi sulla storia del partito e su come non si possa affidare la storia della Valle a nessun altro se non a “Madame Union Valdôtaine“, come conierà il Sindaco.
Si lancia in similitudini e accostamenti decisamente azzardati l’animatrice della Jeunesse Valdôtaine, Sylvie Bonel, che definisce gli altri partiti come dei “pantaloni a vita alta ora che sono già passati di moda perché sono tornati quelli a vita bassa, mentre noi siamo qui, da 80 anni, sempre così e così non passiamo mai di moda“. La componente giovanile su cui l’UV vuole insistere, è anche evidente da come le vesti grafica e social del Mouvement siano cambiate da quando è iniziata la campagna, puntando molto su un modo di comunicare inedito per il partito. Anche l’animatrice della JV punta molto sull’emozione di sentirsi unionisti, fino ad arrivare a dire che “un bambino può nascere unionista e non è una questione di far sì che si tesseri, basta che lo senta, che gli appartenga“, ed è con questo senso di appartenenza, secondo Bonel, che “scegliere l’UV significa scegliere il bene della Valle d’Aosta“.
A salire sul palco dopo la rappresentante della Jeunesse sarà Maura Susanna, a conferma che il lato canoro delle elezioni sia un aspetto ormai consolidato anche dalle parti di Avenue des Maquisards, la quale ammonisce i candidati: “Comportatevi bene e non litigate, altrimenti salgo su a Palazzo Deffeyes e ve ne dico quattro!”. È sicuramente uno scherzo tra unionisti, ma la possibilità che tutti litighino con tutti non sembra poi così utopica se tutti si raccomandano di stare buoni e fare i bravi.

Tocca poi a Franco Manes salire sul palco e testare ancora una volta le nozioni storiche dei presenti (l’auditorium da 400 posti non è del tutto pieno e diverse sono le poltrone vuote), ma il deputato sarà quello che più di tutti criticherà gli avversari politici: “Ci aspetta una campagna complicata, che vedrà un susseguirsi di esponenti politici nazionali, leader che si ricordano della Valle ogni cinque anni e personaggi quantomeno bizzarri, arrivare qui e spiegarci come essere autonomisti o, addirittura, e questa è bella, dirci che loro sono più autonomisti di noi. Noi a questo risponderemo con il coraggio, con il coraggio della gente di montagna, perché noi rispetto a loro siamo differenti, l’Union è differente. Inoltre, voglio dire a tutti questi personaggi che ci dicono che per avere un legame con Roma bisogna affidarsi a un partito nazionale, che questo collegamento con il governo centrale non è una loro prerogativa, ma che anzi una Regione autonoma ha tutto il diritto di dialogare con le istituzioni centrali“.
È sempre Manes a caricare la base chiedendo di applaudire “convintamente” i 35 candidati e coloro che sono in lista alle comunali, definendoli “la nostra vera forza“. Ma lo scossone più grande arriva quando il deputato tuonerà che “il 42 per cento lo prenderemo noi“.

E mentre i candidati vengono presentati, Joël Farcoz, presidente del Mouvement, regala a ognuno di loro l’atto di costituzione dell’UV (sottoscritto appunto il 13 settembre 1945, ndr.), ancora una volta nel segno della celebrazione di un percorso così lungo e di un legame tra UV e Valle d’Aosta che è come “quello di una madre coi suoi figli – spiega Farcoz -: può sbagliare, ma non li tradirebbe mai“. A dare l’ultima bordata è Farcoz: “La nostra non è una battaglia elettorale, non sono giochi di potere, ma è un voler costruire un futuro. In questo periodo chi scriveva VdA Libra deve aver cambiato un po’ la sua scrittura e chi si diceva autonomista è diventato molto amico dei partiti nazionali”.

A chiudere, ovviamente, l’inno Montagnes Valdôtaines, la cui fama e le cui royalties in questo periodo devono essere schizzate alle stelle come il barile di petrolio negli ultimi tre anni, e che in casa unionista è affidato a Maura Susanna e al baritono – e Chevalier de l’Autonomie – Federico Longhi, mentre i presenti sono in piedi e la mano unionista va verso il cuore. “Come da 80 anni a questa parte“, dirà qualcuno.
Una risposta
Comizio di apertura infarcito di offese e di insulti verso gli altri. Non male come programma elettorale, quello dell’Union Valdôtaine. Questo è sintomo di debolezza. La Rini fa paura. E Manes, che la vede all’opera a Roma nei palazzi che contano, lo sa. Bonne chance.