Alpe: “Autonomia VS mafia”, tra gli ideali di Chanoux non c’era il voto di scambio

Incontro tematico dell'Alpe sul tema "Autonomia VS Mafia" con il magistrato Salvatore Vella: "Se la democrazia è un business, la gestione delle nostre vite è un affare". Le parole di Annie Cometto, nipote di Chanoux.
L'incontro di Alpe Autonomia VS Mafia
Politica

La Valle d’Aosta zona di mafia? Sembrerebbe proprio di sì. Lo ha spiegato Salvatore Vella, magistrato antimafia di Agrigento, ospite dell’incontro organizzato sabato da Alpe all’Etoile dui Nord di Sarre, dal titolo Autonomia VS Mafia. Nel giorno dell’anniversario della morte di Emile Chanoux, le ragioni dell’autonomia sono state affrontate in una luce inedita, che però, lungo la serata, specialmente grazie all’apporto di Vella, hanno acquistato un significato preciso e inoppugnabile. E’ stata particolare la scelta di utilizzare, in molti interventi, la lingua francese, che il magistrato siciliano non conosce: forse è stato il risultato della natura ibrida dell’appuntamento, al contempo comizio elettorale e incontro tematico.
“Quando la politica dialoga con la criminalità organizzata – ha affermato il Salvatore Vella – dapprima non si capisce chi comandi, ma col tempo diventa chiaro che a comandare è la mafia, perché all’occorrenza può utilizzare strumenti di persuasione come la violenza, l’estorsione, l’omicidio. Le mafie crescono come un cancro nella nostra democrazia grazie al voto di scambio e alla compravendita dei voti. Se la democrazia diventa un business, allora la gestione delle nostre vite diventa un affare, e con gli affari la ndrangheta non scherza. I vostri soldi e il vostro territorio diventano ricchezza di altri”.
Non si può essere maîtres chez nous in un contesto del genere.

Dove si incendiano i macchinari e nessuno denuncia è una zona di mafia. Dove esiste il voto di scambio è una zona di non diritto dove la mafia può prosperare” ha proseguito Vella. La criminalità organizzata porta con sé nei territori di conquista del nord, come la nostra regione, una quantità incredibile di capitali, denaro da investire per ripulirlo. “La ‘ndrangheta è la più ricca organizzazione mafiosa del mondo, ha un bilancio che farebbe invidia a un medio paese europeo. Compra imprese in difficoltà, è accaduto in tutto il nord. Aziende che da quattro generazioni erano guidate dalla stessa famiglia, pensiamo a Perego, si sono ritrovate ad essere scatole vuote, è rimasto in piedi solo il nome, i padroni sono diventati altri. Padroni che non esitano a piazzare una calibro 38 sul tavolo, quando serve”. E in Valle? “Il campo delle costruzioni è quello maggiormente pilotato dalla criminalità organizzata in Valle d’Aosta, seguono ristoranti e bar, e infine gli alberghi”. I lavori pubblici sono un grande affare. Quando un politico assegna un appalto ad un’impresa mafiosa le regole non valgono più, la concorrenza diventa impossibile, con grave danno di chi lavora onestamente, la sicurezza sul lavoro è inesistente, i materiali usati sono scadenti, perché non esistono regole. “In Sicilia lo chiamiamo cemento depotenziato. Ci hanno costruito ospedali, ponti delle autostrade bellissimi. Dopo un po’ vengono giù, crollano su sé stessi”. La mafia si lascia alle spalle una scia di macerie, calcestruzzo scadente che all’improvviso cede. Ma a quel punto i soldi sono già stati spartiti, i pacchetti di voti assegnati. “Più un’opera costa, e più ci si riesce a mangiare sopra, perché ci sono margini maggiori di guadagno illecito. Si comincia a sovradimensionare le opere, e si finisce per costruire anche quando non serve”. Se la ‘ndrangheta compra le aziende locali, gestisce la politica dei lavori pubblici, imponendo costruttori e perfino opere, l’autonomia si svuota di significato.

“Sappiamo – è stato il commento di Alberto Bertin, consigliere uscente dell’Alpe – che in Valle d’Aosta il voto è controllato quanto nelle regioni del meridione. Per scoraggiare questi abusi vogliamo introdurre la preferenza unica al momento del voto, non è un sistema perfetto, ma ha il pregio di contrastare il fenomeno. A forza di sentenze e indagini, anche gli scettici hanno dovuto ammettere che il problema della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta esiste e il consiglio regionale ha istituito una speciale commissione antimafia”. Bertin, che ne ha fatto parte, esprime un giudizio tranchant sul lavoro dell’organismo. “Non c’è stata data la possibilità di dotarci di strumenti indispensabili, come l’apporto di specialisti ed esperti, e questo fatto ha compromesso l’efficacia della commissione, che ha avuto comunque il pregio di evidenziare un quadro preoccupante”. Il caso-Sorbara, emerso prepotentemente nelle ultime settimane in seguito alle intercettazioni in cui l’assessore comunale di Aosta promette dei lavori a Roberto Raffa (difeso dal fratello dell’assessore, l’avvocato Sergio Sorbara), condannato per estorsione in seguito alla sentenza Tempus Venit, è stato più volte evocato.

Secondo Chantal Certan, segretario dell’Alpe, "la criminalità organizzata e il fascismo condividono molti aspetti, ad esempio usano la violenza e la forza per affermare le proprie ragioni, e quindi richiedono la stessa energia e la stessa decisione per essere contrastati. La gestione della cosa pubblica può fare la differenza, una delle prime questioni da affrontare – ha affermato – è quella dei lavori assegnati senza appalti e concorsi pubblici trasparenti, con la scusante dell’urgenza". 

Annie Cometto, nipote di Chanoux e candidata alle prossime elezioni per l’Alpe, ha voluto ricordare che l’autonomia che aveva in mente Chanoux era ben diversa. “L’autonomia non è garanzia di buon governo, deve essere ispirata alle parole chiave evidenziate da Chanoux: partecipazione pubblica, responsabilità, ovvero azione nel rispetto delle regole, gestione diretta delle risorse, in modo che a tutti sia assicurato il giusto. Con questi presupposti non lasciamo la porta aperta alle mafie. Oggi come allora ci troviamo di fronte ad una scelta, quella di accettare una cultura mafiosa, che predica “protection contre fidélité”, o quella di contribuire a realizzare un sistema sano”.

 

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