“Basta far da banche alla Regione”, i sindaci valdostani chiedono i soldi per asili e micro

“A rischio i dipendenti a tempo determinato”, sostiene il presidente della Grand Combin Joël Creton. L'assemblea dei sindaci ha dato parere negativo su una proposta di delibera regionale sui servizi alla prima infanzia e chiede i finanziamenti promessi.
I sindaci votano il parere alla variazione di bilancio regionale
Politica

Il problema sono i soldi che non ci sono o, se ci sono, non arrivano in tempo. “Abbiamo una necessità di copertura finanziaria per svolgere bene i servizi di welfare a livello di Unité – spiega il presidente del Celva Franco Manes – ma queste finanze vengono invece demandate dalla Regione di anno in anno, creando una situazione insostenibile”.

Durante l'assemblea dei sindaci di ieri pomeriggio si è discusso della proposta di delibera regionale sul piano di azione annuale per la promozione e il sostegno del sistema dei servizi per la prima infanzia. I sindaci valdostani, con la sola astensione di Gabriella Farcoz di Gignod, hanno deciso di dare parere negativo alla proposta della Giunta regionale.

“Devono ancora arrivare alcuni soldi promessi per il 2016 e arrivati a giugno non se n'è visto nessuno di quelli per il 2017”, ha ricordato Manes, riferendosi al contestato fondo da circa 22 milioni di euro, denaro che da due anni la Regione preleva dagli avanzi di amministrazione e dei Comuni, con lo scopo di finanziarne scuole e microcomunità.

“A giugno si decide la delibera per l'anticipo di quest'anno – aggiunge il presidente dell'Unité Gran Combin Joël Creton – quindi quest'anno prima di agosto non vedo soldi e nel frattempo finiscono anche quelli della fideiussione che ho dovuto fare in banca per pagare gli stipendi dei dipendenti”.

Sia Manes che il relatore dell'Assemblea sulla questione Vittorio Anglesio, sindaco di Introd, hanno anche accennato alla necessità di “introdurre il costo unitario ottimale per ogni singolo bambino, indipendentemente dal fatto che frequenti part time o full time”.

L'obiettivo dei sindaci è quello di veder riconoscere come posto occupato – e quindi di ricevere dalla Regione i 900 euro di finanziamento a bambino necessari – non solo i tempi pieni, ma anche i part time: “Anche perché spesso con i part time non si riesce a coprire un posto pieno – spiega Anglesio – ma i costi ci sono lo stesso”.

Questa mattina i rappresentanti del Celva e i presidenti di Unité si sono riuniti con la Quinta commissione regionale per cominciare a discutere della questione. Al termine di questa, il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Roberto Cognetta ha scritto un post su Facebook, attaccando le varie maggioranze regionali che si sono susseguite, ma criticando anche “la confusione di idee dei rappresentanti delle Unité”. “Hanno fatto tagli e sprechi per anni – ha affermato il 5 Stelle – e adesso i soldi sono finiti e non si riesce, se non si mette mano al portafoglio, a garantire gli stipendi dei dipendenti da settembre”.

“Non dobbiamo fare allarmismi – sostiene invece Anglesio – il fatto è che prima di sederci al tavolo abbiamo bisogno di avere i soldi che sono stati stanziati in questi due anni per i servizi perché con i fidi che abbiamo dovuto fare per finanziarli, stiamo facendo da banca alla Regione”.

Una necessità più generale, infine, sarebbe quella, già evidenziata da una ricerca sulla povertà dell'Univda e presentata al Celva qualche settimana fa, di scrivere una nuova legge quadro che descriva e unisca nel suo assieme tutto il welfare regionale: “Cambiano le amministrazioni, ma restano gli stessi metodi – ha detto ieri il sindaco di Morgex Lorenzo Graziola – si persegue con progettini spot su piccole cose, ma manca sempre una visione globale”.

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