Casinò: tocca ora ad un “ristrutturatore”

La scelta è ricaduta sul manager Filippo Rolando, nominato oggi dall’Assemblea dei soci della Casa da gioco.
Da sx Filippo Rolando, Stefano Aggravi e Mario Borgio
Politica

Dopo l’uscita di scena del Cda, con le dimissioni arrivate venerdì dopo solo due settimane dalla nomina, si torna alla figura dell’Amministratore unico. Non un manager ma un “ristrutturatore”.

La scelta è ricaduta sul manager torinese Filippo Rolando, nominato oggi dall’Assemblea dei soci della Casa da gioco. Rolando ha già annunciato che opererà con  “una squadra di tecnici e legali di queste situazioni”.

“Conto di vedere se si riesce a sistemare quest’azienda per far sì che continui a esser un’azienda” le prime parole del nuovo AU. “Va riesaminato il modello di business, bisogna capire dove si guadagna e dove no. Cercheremo di applicare il buon senso e saremo piuttosto veloci nell’intervento. Non faremo cose strane, cercheremo di far quadrare i conti”. 

Nell’annunciare la nomina del nuovo Au, l’Assessore regionale alle Finanze Stefano Aggravi ha spiegato che “nei prossimi giorni vi sarà un’attività di interlocuzione con le varie controparti (banche, dipendenti e fornitori) e si valuterà quanto fare”. 

Aggravi ha poi puntualizzato come “l’intenzione del socio non è di far fallire l’azienda ma di dotare questa società di un cappello protettivo”.  “Cercheremo di capire qual è il migliore ombrello giuridico  gli fa eco il nuovo Amministratore unico.

Sui tempi dell’incarico, il nuovo Amministratore dice: “Spero di rimanere più di un anno, perché se non l’aggiustiamo in un anno non l’aggiusteremo mai”.

“E’ l’ultima spiaggia” commenta il sindaco di Saint-Vincent, Mario Borgio “ma è una spiaggia vasta che consente un’ampia manovrabilità, c’è spazio per risolvere i problemi”.

La strada indicata dal Cda, nella relazione consegnata nei giorni scorsi al socio, era quella del “concordato in continuità”. La procedura “più opportuna, per conservare la continuità dell’attività e salvaguardare almeno una parte della forza occupazionale” suggerivano Brusoni, Scazzina e Puglia Mueller. “L’unica alternativa possibile alla soluzione concordataria sarebbe il fallimento in proprio”.

L’ipotesi in campo sembra esser quella di un concordato in bianco che ha l’obiettivo di accompagnare l’azienda nel processo di risanamento. 

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