Celva: 2,6 milioni di euro per non svantaggiare i Comuni turistici

L'Assemblea dei sindaci ha deciso di aggirare l'applicazione dei nuovi parametri di divisione dei trasferimenti dalla Regione, che avrebbero svantaggiato i Comuni turistici, istituendo un fondo di perequazione.
L'assemblea dei sindaci del Celva
Politica

È passato un anno e, questa volta, il parametro da aggiornare riguardava l'Imu riscossa nel territorio comunale. La filosofia in base alla quale dividersi, tra i Comuni, i trasferimenti della Regione è restata però più o meno la stessa di quella adottata l'anno scorso, quando l'aggiornamento riguardava la quota dei terreni extra-agricoli, quelli per intendersi dove sorgono aree artigianali o industriali.

Questa strada ha permesso al presidente del Celva Franco Manes, sindaco di Doues, e al suo consiglio di amministrazione di portare a casa un voto favorevole da parte dell'Assemblea dei sindaci: un voto non proprio scontato, viste le premesse. La proposta messa in campo è stata quella di istituire un nuovo fondo di perequazione tra Comuni di 2,6 milioni di euro, per neutralizzare gli effetti del cambiamento di parametri.

Questa volta, ad essere svantaggiati sarebbero stati i Comuni particolarmente turistici. Oltre a Courmayeur, che in forza dell'importanza del suo bilancio non riceve già trasferimenti regionali, altri comuni come Ayas, Gressoney-Saint-Jean, Morgex, Brusson, Cogne, Valtournenche e Pré-Saint-Didier avrebbero visto un taglio alle risorse, nonostante i 12 milioni e mezzo di euro in più per tutti gli Enti previsti quest'anno.

“Avevo detto che avremmo lavorato cercando di salvaguardare la dignità di ogni Comune – ha detto Manes, cercando di spiegare il criterio con cui si è mosso il Celva – soprattutto considerando che alcuni di questi avevano già approvato in Consiglio comunale il proprio bilancio di previsione”. L'idea insomma era quello di far sì che nessun Comune si trovasse meno denaro dell'anno scorso.

Sul banco degli imputati, nel lungo dibattito, è finita la legge regionale 48 del 1995: “non fotografa più la realtà socioeconomica dei comuni della Valle d'Aosta”, è stata più o meno la critica comune. Alcuni sindaci hanno anche criticato la scarsa informazione riguardo alle proiezioni dei trasferimenti in base ai nuovi parametri, che circolavano già tra le mani di altri colleghi.

“Io ho scoperto ieri sera l'entità delle modifiche – ha detto ad esempio il sindaco di Valpelline Maurizio Lanivi – è mancata trasparenza e comunicazione perché le tabelle andavano condivise tra tutti prima, invece di farle passare sottobanco, con il risultato di rischiare di creare una guerra tra poveri”.

La proposta del consiglio di amministrazione Celva di aumentare dal milione e 600 mila euro inizialmente ipotizzato per questo fondo ai 2,6 milioni finali ha creato delle spaccature nella consulta incaricata di formulare la proposta. A più riprese è stata contestato il ruolo di Aosta, che non contribuirà al fondo.

Sono stati i componenti del cda Celva Giulio Grosjacques, sindaco di Brusson, e Jean Barocco, sindaco di Quart, a spegnere le polemiche. “Aosta ha la funzione di Capoluogo e assolve dei servizi per tutta la popolazione valdostana – ha detto quest'ultimo – la 48 stabilisce per legge di tenere conto delle funzioni di Aosta”.

“Era molto meglio per noi applicare i parametri così com'erano perché 66 Comuni sarebbero stati contenti e ne avremmo scontentati solo otto”, continua Barocco. “Non ha senso spaccare l'Assemblea quest'anno, con 12 milioni in più e la possibilità di dividerci i soldi secondo criteri nostri – ha detto Grosjacques – l'anno scorso, con 12 milioni in meno, non abbiamo avuto neanche un voto contrario, ora vogliamo dividerci sul fatto che qualcuno al posto di 530 mila euro ne prende 500 mila?”.

La votazione finale ha visto perciò due soli contrari: Courmayeur, il cui vicesindaco Paolo Corio protestava per il fatto di non ricevere proprio trasferimenti e Valpelline. Astenuti Avise, Challant-Saint-Anselme, Rhemes-Saint-Georges e l'Unité Grand Paradis.

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