Suscita pareri discordanti, malumori fra i sindaci, muro contro muro fra destra e sinistra. La nuova legge regionale che regola le elezioni nei comuni, a pochi giorni dalla sua approvazione, non cessa di suscitare polemiche.
Per Vallée d’Aoste Vive, Consiglio regionale, mercoledì 18 novembre, ha approvato un testo che tanto nuovo non è. Secondo Alberto Bertin, si tratta di un testo minimalista, di una legge inadeguata e peggiorativa rispetto alla normativa precedente. Insomma, “un’occasione persa per dare alla Valle d'Aosta forme più avanzate di democrazia e di partecipazione”, ha detto l’esponente di VdA Vive. Ma c’è di peggio: si sta spostando l’asse politico. “La votazione di questa legge – dice Bertin – rende palese l’esistenza di un accordo tra la maggioranza e il PdL, che dà così continuità all’apparentamento nato in occasione delle scorse elezioni europee. Questo accordo, frutto di ‘giochi di corridoio’ tra il Presidente Rollandin e il PdL, non è fine a se stesso, cioè al solo cambiamento delle regole per le prossime elezioni comunali, ma risponde alla prospettiva di una vera e propria alleanza”.
“Qualcuno ha voluto vedere solo un pezzo del film – controbatte oggi il presidente della Regione, Augusto Rollandin – noi abbiamo difeso la possibilità di dare continuità all’esperienza dei sindaci non inserendo nella legge il divieto alla ricandidatura come vicesindaci, approvando un ordine del giorno”. Un semplice consiglio, insomma, a non by passare il limite dei tre mandati per il primo cittadino.
Resta prudente, molto prudente, la posizione del presidente del Consiglio permanente degli enti locali: “Bisogna mantenersi su posizioni equilibrate” dice Elso Gerandin. “E’ assolutamente legittimo per un Sindaco dopo la scadenza del secondo o terzo mandato ricandidarsi alle prossime elezioni comunali generali come Vice Sindaco. L'eventualità di tale decisione deve essere letta con un approccio di buon senso e finalizzata a non disperdere un bagaglio di conoscenze”. Ma anche Gerandin sa alcuni dei suoi mal digeriscono il limite dei tre mandati, come è già emerso durante le assemblee dei primi cittadini.