Con l’arrivo della primavera è sbocciata anche in politica la stagione degli amori. Corteggiatissimo in questa fase è il nuovo centro autonomista, che dopo la sua nascita sta raccogliendo inviti da ogni parte. L’ultimo rendez-vous in ordine di tempo, lunedì scorso con il centrodestra. Per il momento si tratta però di primi appuntamenti, senza alcuna decisione ufficiale sul partner da privilegiare.
La nuova formazione politica, che vede uniti Rasssemblement Valdôtain, Stella Alpina e Pour l’Autonomie, viene corteggiata anche a parole.
A esplicitare l’interesse è il Partito democratico che, in una nota, rilancia l’idea di una “coalizione progressista e autonomista” capace di unire esperienze diverse, ma convergenti su un orizzonte comune. L’obiettivo è duplice: dare continuità ai risultati raggiunti finora a livello regionale e comunale, e costruire un progetto che guardi al futuro, al cambiamento e alle nuove generazioni.
Oltre che agli alleati dell’Uv – “con cui condividiamo un lungo percorso fatto di visione concreta e radicamento storico nella nostra Petite Patrie” – e alle forze della sinistra, del centro socialista e riformista – “a cui chiediamo un patto di responsabilità, superando i riflessi divisivi e costruendo una piattaforma programmatica comune, solida e coraggiosa” – la proposta è rivolta alle forze del nuovo centro autonomista. Punto di contatto, secondo il Pd, con la nuova formazione è “la consapevolezza che le grandi riforme non sono più rinviabili”, portando ad esempio la riforma degli enti locali, il casinò, le concessioni idroelettriche, la pubblica amministrazione, ma anche la riscrittura del nostro Statuto Speciale.
“Serve una maggioranza ampia, coesa e competente”, afferma il Partito democratico, che lancia anche un appello per contrastare una destra “coesa e ambiziosa, trainata da Fratelli d’Italia e dalle sue formazioni civiche satelliti”, portatrice – secondo il Pd – di un modello che “smantella lo stato sociale, privatizza i servizi pubblici e nega le specificità territoriali”.
La posta in gioco è alta e riguarda sia il governo regionale, sia il futuro della città di Aosta. Il sindaco Gianni Nuti, in attesa di segnali, osserva i movimenti politici, mentre dentro la maggioranza si scontrano visioni diverse tra chi vuole continuità e chi invece guarda alla discontinuità.
Su questo il Pd è netto: “La discontinuità è rivendicata da chi si è collocato altrove, come Renaissance, oggi allineata con il fronte guidato da Fratelli d’Italia”. Per il Partito democratico è il momento di chiarire il perimetro politico, rafforzare la coalizione e definire un programma amministrativo condiviso. “Non servono nuovi distinguo. Serve sintesi. Serve responsabilità. Serve coraggio”.
Una risposta
Il comune di Aosta amministrato da questa giunta ha un avanzo di amministrazione di 14 mln, ma le strade sono tutte sfondate. La qualità della vita per i cittadini aostani continua a peggiorare a tutti i livelli, e vorremmo la continuità con una gestione del genere?