La città di Aosta è pronta a diventare “capitale dell’autonomia”. Con i 30 milioni di euro previsti dalla legge approvata ieri in Consiglio regionale, nei prossimi dieci anni saranno messe in atto una serie di opere pubbliche mirate a promuovere lo sviluppo economico, sociale e turistico del capoluogo regionale.
Gli interventi
Dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio monumentale, archeologico e artistico, al miglioramento della qualità ambientale e al recupero di aree degradate, dall’adeguamento della dotazione di impianti turistico-sportivi, culturali e per il tempo libero, al miglioramento di sevizi e delle infrastrutture per la mobilità interna, anche attraverso la definizione di un sistema di raccordi stradali, di trasporti e di parcheggi, secondo il relatore del disegno di legge, Andrea Rosset, l’auspicio è che tutti questi interventi “possano vedersi realizzati nell’interesse dell’intera comunità valdostana”.
Una tranche dei fondi stanziati sarà destinata agli investimenti, l’altra per aiutare a sostenere i costi amministrativi: ogni anno, fino al 2012, il Comune riceverà 1,5 milioni di euro per le spese correnti e altrettanti sotto forma di mutui.
La soddisfazione della maggioranza
Per il Capogruppo del PdL, Massimo Lattanzi, "la volontà è che la città possa diventare il volano economico e virtuoso non solo per se stessa, ma per tutta la regione. E questo ruolo viene riconosciuto”. Inoltre, secondo il Capogruppo della Stella Alpina, Francesco Salzone, “nel licenziare questo testo occorre rilevare che si è rafforzato un equilibrio tra Comune e Regione improntato sul principio di sussidiarietà”.
Il “no” dell’opposizione
Un progetto che però non ha convinto l’Alpe e il Partito Democratico, schieratisi contro il disegno di legge. “È un intervento – ha commentato Alberto Bertin (Alpe) – che molto probabilmente non darà grandi risultati e che al di là del titolo difficilmente riuscirà a fare di Aosta una ‘capitale’ moderna”, mentre per la Capogruppo del PD, Carmela Fontana, ha dichiarato che "la normativa manca di un disegno strategico, di una visione complessiva”.