Equa rappresentanza della Valle d’Aosta nel Parlamento europeo, Meloni: “Pronti a dare una mano”

La premier ha risposto al question time del deputato Franco Manes dimostrando un'apertura sui meccanismi per l'elezione degli europarlamentari.
Giorgia Meloni
Politica

“La materia va affrontata in Parlamento, che è la sede storicamente più opportuna per modificare la legge elettorale” ma “siamo pronti a dare una mano, se necessario”. Così la premier Giorgia Meloni ha risposto alla Camera al question time proposto dal deputato valdostano Franco Manes con cui chiedeva quali iniziative il governo intendesse promuovere per garantire, alle prossime elezioni europee del 2029, un’equa rappresentanza per la Valle d’Aosta, nel rispetto delle tutele previste per le minoranze linguistiche.

Per Manes, il limite delle 50.000 preferenze per eleggere un eurodeputato valdostano “è totalmente illogico se rapportato a una minoranza linguistica di circa 102.000 elettori. Un tale requisito rende di fatto impossibile l’elezione di un rappresentante valdostano, violando il principio di eguaglianza sostanziale previsto dall’articolo 3 della Costituzione. È una questione di coerenza costituzionale, non di appartenenza politica”.

Il deputato ricorda come la Valle d’Aosta non sia mai riuscita, se non per subentro, a eleggere un eurodeputato: “Dal 1979 la nostra comunità non ha mai avuto accesso diretto al Parlamento europeo. Servono soluzioni concrete: dalla riduzione della soglia di preferenze, all’abolizione del 4%, fino alla creazione di una circoscrizione uninominale per la nostra regione, misura compatibile con il diritto europeo”. E aggiunge: “Le parole della presidente Meloni sono un buon punto di partenza. Ora è opportuno concretizzare la disponibilità emersa. Alla Camera dei deputati ci sono tre disegni di legge depositati e uno al Senato. La Valle d’Aosta non chiede privilegi, chiede equità. Un seggio europeo non è un favore: è il riconoscimento di un diritto e di una storia che meritano di essere rappresentati anche in Europa”.

Sulla questione interviene anche Fratelli d’Italia Valle d’Aosta. “Siamo lieti di constatare che tale posizione di Giorgia Meloni sia in linea con le valutazioni che le forze politiche locali del centrodestra – scrive il partito in una nota -, a cui è stato chiesto di esprimere un parere sull’argomento specifico in vista del question time di oggi, hanno espresso sul tema”.  E prosegue: “Nel ritenere effettivamente la soglia attuale prevista dalla legge, pari a 50.000 voti, un numero pressoché impossibile da raggiungere per fare eleggere un parlamentare europeo valdostano, abbiamo ritenuto di proporre la valutazione, ove tecnicamente possibile, di un meccanismo di ricalcolo che stabilisca un quorum basato su un più corretto rapporto tra popolazioni aventi lo stesso problema, come quelle slovene del Friuli Venezia Giulia e quelle effettivamente dichiarate delle minoranze linguistiche del Trentino Alto Adige”.

Per Fdi, si tratta di “un’attenzione finora mai data sul tema dai governi di sinistra che si sono succeduti nel tempo e che il governo Meloni ha invece oggi dimostrato di esprimere in sintonia con i partiti che sul territorio lo rappresentano”:

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