Due Paesi vicini, non solo geograficamente. L’Italia e la Francia hanno “una visione convergente sul futuro dell’Unione europea“, spiega Paolo Gentiloni, ex commissario europeo per l’economia, già presidente del Consiglio italiano, questo pomeriggio ospite ad Aosta per il Grand Continent Summit. Nell’aula magna della nuova Università della Valle d’Aosta, davanti a un numeroso pubblico di autorità civili e militari, curiosi e studenti collegati online dalle aule, ha fatto il punto sulle relazioni tra i due Stati a tre anni dalla firma del Trattato del Quirinale, siglato il 26 novembre 2021 per rafforzare la cooperazione.
“Aosta è il luogo ideale per ragionare sui rapporti tra Italia e Francia”, esordisce l’ex commissario europeo, dicendosi orgoglioso di essere tra coloro che hanno contribuito ad avviare il percorso che ha portato alla nascita del Trattato del Quirinale . Per Gentiloni, “l’attività di preparazione del trattato è stata utile a conservare delle buone relazioni” tra i due Paesi “anche in periodi complicati come le piccole crisi diplomatiche che ci sono state”. E aggiunge: “Si potrebbe fare di più per cementare il ruolo di Francia e Italia e per rendere i nostri rapporti più solidi ma io penso che quell’idea lanciata sette anni fa e trasformata in una trattato tre anni fa ha fatto la sua strada ed è qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi“.
Dal punto di vista economico, “i rapporti tra i due Paesi sono molto significativi: gli scambi commerciali ammontano nel 2023 a 110 miliardi, la Francia è il nostro secondo partner commerciale dopo la Germania ed è il primo paese in Italia per gli investimenti”. Ma la “sostanza” che dà ancora più forza al trattato che unisce i due Stati riguarda la loro visione comune sul futuro dell’Unione europea. La Francia e l’Italia “credono nell’integrazione europea, ovvero nella possibilità di darle più forza anche in termini economici, e nell’autonomia strategica dell’Unione europea, come potenza a livello internazionale. Sarebbe difficile dire la stessa cosa dei francesi e dei tedeschi” che su questi temi “storicamente non hanno la stessa opinione”.
Questo non vuol dire che i due Paesi guardino sempre dalla stessa parte. “Non sempre abbiamo avuto gli stessi interessi, emblematico è il caso del Nord Africa e della Libia in particolare, ma molto spesso si è trattato di increspature insignificanti”, dice l’ex presidente del Consiglio. Come a voler sottolineare che i punti in comune sono più forti, anche alla luce dell’elezione del nuovo presidente americano, Donald Trump. “Se vogliamo prenderla in positivo può essere una scossa, una sveglia per noi europei – afferma Gentiloni -. È possibile che ci siano delle iniziative dal punto di vista economico e commerciale che sfidino l’Unione europea a svelare la sua capacità di essere unità e di promuovere una difesa comune”.
Ricostruito il quadro delle relazioni tra Italia e Francia, per l’ex commissario europeo “ci sono tutti gli elementi per sostenere che questo binomio possa essere un motore di quello che serve a noi europei per affrontare le sfide futuro” che “non è concorrenziale al rapporto tra Francia e Germania”, al momento “molto in difficoltà”. Tutto ciò a una condizione: “Serve un orizzonte alto – dice -. Non è maturo il tempo per porci degli obiettivi molto ambiziosi in cui la dimensione storico-geopolitica e la dimensione di integrazione economica viaggino di pari passo? Penso che anche a questo livello un contributo italiano potrebbe essere utile e moltiplicherebbe l’importanza del Trattato del Quirinale di cui dobbiamo essere fieri a tre anni dalla sua firma”.
Il pomeriggio si è aperto con i saluti della rettrice dell’Università della Valle d’Aosta, Manuela Ceretta, e del presidente della Regione Renzo Testolin che ricordato come “la peculiarità di questo trattato è di avere delle ricadute anche sui territori, come la Valle d’Aosta, che rappresentano un punto d’unione tra i due Stati, aiutandoci a valorizzare le nostre specificità, come quella linguistica”. Testolin cita anche il dossier del Tunnel del Monte Bianco, tra la Francia e l’Italia, su cui le due nazioni stanno lavorando per “dare delle risposte concrete ai territori coinvolti”. Sono seguiti gli interventi dell’ambasciatrice d’Italia in Francia, Emanuela D’Alessandro, dell’ambasciatore di Francia in Italia, Martin Briens e la tavola rotonda con Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes, Erkki Maillard, vice presidente del gruppo Edf e Marco Piantini del Servizio europeo per l’azione esterna.
7 risposte
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Buonasera,
Diciamo che il concetto sugli ospiti era molto chiaro. Ma, più che altro, signor Henry, arrivano da una serie di mail diverse (molte delle quali eminentemente inventate) e, soprattutto, sempre dallo stesso indirizzo IP. Ora, non nego che ci possano essere moltissime persone con lo stesso IP. Non nego che tutti abbiano la stessa opinione sugli ospiti. Però, non porta molto al dialogo. È un monologo. Se può, lo dica anche a “Germain”, “Roberto” e “Arnaldo”.
Saluti,
LV
Ma l’evento su Cavour al Forte di Bard perché non si è tenuto senza che nessuno ne abbia dato comunicazione?
Non si è tenuto perché non c’era nessuno. Né tra i relatori né tra il pubblico. Vive la Vallée d’Aoste, vive l’Union Valdôtaine!