I nuovi deputati valdostani siano parte attiva di un progetto di cambiamento

Non si può cambiare e difendere l'autonomia con l'Union Valdotaine e con Rollandin perché, essi stessi, sono parte del problema. Anche da quelle parti pare che qualcuno, tardivamente, abbia cominciato ad accorgersene.
I lettori di Aostasera, Politica

In questa fase di posizionamento sulla scacchiera della prossima campagna elettorale la mossa di un Union Valdotaine in debito di ossigeno, è stata quella di proporre, a Pd e Alpe, di soprassedere alla legittima competizione democratica e, in nome di un comune baluardo contro gli attacchi all’autonomia, ricandidare unitariamente Fosson e Nicco. Una mossa, ovviamente, irricevibile quanto disperata. La bontà di un’offerta di dialogo e di convergenza si giudica anche dalla credibilità di chi la propone e quella della maggioranza di centro destra che ci governa è ormai a zero. Ma la ragione più importante è che la questione dell’autonomia non può essere liquidata come una semplice difesa da un nemico esterno. L’insieme delle esperienze ammnistrative autonomistiche hanno accumulato, in questi anni, un tale discredito nell’opinione pubblica, anche valdostana, da divenire in fretta uno degli argomenti forti dell’antipolitica proponendone la loro abolizione. Chi le difende è conservatore, chi le osteggia passa come il nuovo. Le ragioni di questa situazione sono molte e brandire ideologicamente e alla cieca uno scudo in campagna elettorale serve solo a fare demagogia. Prima di tutto occorre dire con forza che non c’è un modello unico di "regione a statuto speciale". Mettere insieme Sicilia e Valle d’Aosta è una stupidaggine ed è controproducente. Non tanto per i problemi di mala gestione o di sproporzione fra costi e vantaggi per i cittadini che vi abitano e che sono diversi da regione a regione quanto per la profonda diversità sociale e culturale che le caratterizzano oggi. L’autonomia non può essere ne un retaggio storico privo concretezza ne un semplice modello astratto da applicare a prescindere dalla vita quotidiana delle persone. Quindi, se parliamo di autonomia, parliamo prima di quella che vige in Valle d’Aosta e del senso che ha, oggi e domani, nella concretissima vita delle nostre famiglie e di quelle a venire. In secondo luogo non si può immaginare di recuperare dignità alla nostra esperienza di comunità senza fare nemmeno un grammo di autocritica. Lasciamo stare i periodi precedenti ma gli ultimi quattro anni mezzo sono stati devastanti. Nessuno può dimenticare che la gestione Rollandin si è qualificata, in un periodo di crisi, con il minimo di opere produttive, il massimo di consulenze inutili e progetti strampalati, nell’aggravarsi di tutti i nodi infrastrutturali e degli indici economici, nell’aumento della disoccupazione e della povertà di larghi strati della popolazione, nella implementazione di un sistema di clientele e amicizie sempre più arrogante e soffocante. L’errore di fondo è stato pensare che salvaguardare la nostra autonomia significasse vendere la Valle d’Aosta a Berlusconi con un patto "elettorale" (voti… a fronte di niente) anziché difenderla con uno "istituzionale". Come era prevedibile, ottenuto l’appoggio alle Europee e alle Comunali di Aosta e spostato la bandierina sullo scacchiere delle regioni "controllate" il governo Berlusconi si è completamente dimenticato della Valle d’Aosta alla quale è rimasta, però, appiccicata l’immagine di una regione "facile" e "marginale". Recuperare il danno sarà difficile ma non si potrà fare senza una chiara presa di coscienza dei cittadini, un cambio di rotta radicale e un patto realmente programmatico con il Governo che verrà. La terza e più importante ragione è che è lo stesso nostro Statuto che va aggiornato. Globalizzazione, cittadinanza, crisi economica, identità culturale, partecipazione e democrazia nel terzo millennio impongono nuove idee e un nuovo Statuto con nuovi strumenti. Per questo motivo chiediamo che il Senatore e il Deputato non siano spettatori neutri di una maggioranza indistinta ma parte attiva di un progetto politico di cambiamento come proposto da Bersani. Per determinare quel governo e non per subirlo. Non si può cambiare e difendere l’autonomia con l’Union Valdotaine e con Rollandin perché, essi stessi, sono parte del problema. Anche da quelle parti pare che qualcuno, tardivamente, abbia cominciato ad accorgersene.

Fabio Protasoni
Presidente PD Valle d’Aosta
 

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