Otto partiti, trentacinque consiglieri regionali e sessanta giorni di tempo per risolvere il rompicapo dell’anno: trovare l’incastro perfetto per assemblare una maggioranza – servono almeno diciotto voti – e formare un nuovo governo. Altrimenti, si tornerà a votare.
L’impresa è ardua, se non impossibile, viste non solo le sensibilità politiche dei vari movimenti in gioco, ma anche le dichiarazioni a caldo rilasciate dai protagonisti stessi dopo lo spoglio, nella lunga giornata di ieri.
“Mai al governo con l’Union Valdôtaine”, ha dichiarato Nicoletta Spelgatti, capolista della Lega e seconda assoluta come preferenze ricevute, seconda solo ad Augusto Rollandin. Sfuma così, ancor prima di essere immaginata, una possibile alleanza tra i due partiti che almeno sulla carta avrebbero avuto, grazie al maggior numero seggi a disposizione, sette ciascuno, le chances più alte di far quadrare il cerchio, con l’aiuto di una terza forza.
Un altro veto, come se la situazione non fosse abbastanza complicata, arriva poi dal Movimento 5 Stelle: “Mai al governo con liste che hanno condannati o indagati”. Le possibili combinazioni che vedono i grillini inseriti in un gruppo di maggioranza si assottigliano in un solo colpo, sbattendo la porta ad Alpe, Stella Alpina-Pnv e Uv, vista la presenza, tra gli eletti, di persone già condannate in passato o attualmente indagate.
C’è poi una ovvia incompatibilità a livello di programmi e posizioni politiche tra alcuni partiti, come tra Impegno Civico e Lega, (ma anche Alpe e Lega), che mai potranno figurare sullo stesso scacchiere, così come tra Mouv’ e Union Valdôtaine, almeno fin quando tra le fila del Leone Rampante siederà l’Imperatore, nemico giurato di Elso Gerandin e dei due ex grillini, Ferrero e Cognetta. Se il primo, fuoriuscito da Uvp a fine legislatura, potrebbe anche convergere su alcuni temi di area autonomista, il duo “indipendente”, a sua volta, difficilmente finirà in uno scenario di maggioranza che lo veda associato agli ex compagni del Movimento 5 Stelle, con i quali non si sono lasciati d’amore e d’accordo, neanche due mesi fa.
Dialogo e porte aperte, almeno sulla carta, tra i partiti autonomisti. Uv, Uvp, Alpe e Stella Alpina-Pnv potrebbero trovare un accordo solo se dall’equazione sparisse il solito fattore Rollandin. In che modo? Oggi Jean Barocco, primo degli esclusi tra gli unionisti, ne ha chiesto le dimissioni, e in questo senso, sembrano già al lavoro alcuni consiglieri che in campagna elettorale avevamo portato avanti un fronte interno anti-Imperatore. Difficile, ma non impossibile, visti anche i guai con la magistratura dell’ex Presidente della Regione.
Dunque? Esiste anche solo una possibile combinazione vincente? Al momento, sembrerebbe proprio di no. La politica, però, è l’arte dell’impossibile: gli ultimi cinque anni, vissuti pericolosamente tra ribaltoni e colpi di scena, hanno dimostrato che le inversioni di rotta improvvise, le retromarce clamorose e i cambi di casacca a partita iniziata sono variabili da non sottovalutare e soprattutto da non scartare a priori. Anzi. E che rinunciare allo stipendio da consigliere regionale a fine mese, è un sacrificio che in pochi saranno disposti a fare.