L’Operazione Minotauro ha riportato alla ribalta della cronaca gli intrecci tra politica e organizzazioni mafiose nella vicina Torino, con coinvolgimento, seppur marginale, della Valle d’Aosta. La nostra regione con le sue "grandi opere" è in pericolo?
Paolo Louvin
A – “Allora cosa facciamo adesso?”
B – “Sembra che la situazione ci stia sfuggendo di mano”
A – “Apparentemente. Sembra che qualcuno stia mettendo in piedi un’organizzazione migliore della nostra”
B – “Beh. Non esageriamo. In fondo sono decenni che abbiamo in mano la rete degli affari. Il nostro è un pizzo raffinato. Non lo facciamo pagare neanche troppo caro”
A – “Hai ragione B. A proposito ti chiamo B. solo per ragioni di anonimato locale. Non te la prendere. Nessun riferimento a qualcuno più in basso di te”
B – “E chi se la prende. Con i problemi che ci sono oggi. E poi qui gli affari continuano ad andare bene. Nonostante tutto. Non abbiamo bisogno come loro di riscuotere ogni mese. A noi basta ogni cinque anni”
A – “Così i rischi di essere scoperti diminuiscono e invece di gestire il dieci per cento possiamo controllare i nove decimi. Massimo risultato con il minimo sforzo”
B – “GE-NI-A-LE! Allora non c’è da preoccuparsi? Secondo te l’operazione “Io” non farà chiudere tutte le stalle? Dopo il Minotauro mi è passato un brivido per la schiena. Temevo che dopo il bliz all’ARER tutto potesse andare in vacca”
A – “Mi è piaciuto il doppio senso B. Andare in vacca per l’ARER calza a pennello. Ma anche questa passerà: dopo le stalle infette e le stalle d’oro potremo pensare, che ne so, alle stalle fantasma. Le finanziamo con una leggina leggera leggera due mesi prima delle elezioni, facciamo credere che prenderanno i soldi, vinciamo le elezioni e quando scopriranno che non li prenderanno perché la legge non sta in piedi, daremo la colpa all’Europa”
B – “GE-NI-A-LE! Mi hai convinto. Posso partire tranquillo per le vacanze. Ti mando una cartolina da Reggio”
A – “Vai in Emilia?”
B – “Ma va cachi!”
Per quanti non conoscessero la realtà valdostana. Il pizzo è un prodotto artigiano della Valle di Cogne. Le dentelles sono il frutto di una lavorazione al tombolo. L’etimo del termine “tombolo” pare derivare dal più noto “tomba”. Il legame tra quest’ultima e chi non paga il pizzo all’acquisto sembra non aver bisogno di spiegazioni. Le elezioni regionali si tengono ogni cinque anni.
La Valle d’Aosta gestisce i nove decimi delle imposte versate sul territorio. Con le entrate derivanti da altri capitoli i decimi arriveranno a dodici/tredici. Il genio dei valdostani! “Io” era la sacerdotessa amata da Zeus e trasformata dalla moglie (di Zeus) in vacca. “Europa” era un’altra donna amata da Zeus. Per conquistarla si trasformò in toro.
Joseph Rivolin
Quand’era Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro ebbe a dire che cinque Regioni italiane erano in qualche modo controllate dalla criminalità organizzata. Non c’è quindi da stare tranquilli neanche nelle altre quindici, dato il principio secondo cui sono le mele marce a intaccare le sane, e non viceversa. Non credo che le “grandi opere”, di per sé, presentino rischi maggiori di altre attività, specialmente in Valle d’Aosta, se è vero che i ricavi maggiori delle cosche derivano dalla droga, e che il mezzo preferito per il riciclaggio del denaro “sporco” è il suo investimento in imprese apparentemente legali. Non bisogna, comunque, sottovalutare il rischio di infiltrazioni mafiose; non bisogna, però, neppure sopravvalutarne la capacità di penetrazione, vedendo mafiosi dappertutto. Mi chiedo, anzi, se un certo tipo parolaio di antimafia, che grida in continuazione “al lupo” e fornisce l’immagine di un malaffare onnipresente e onnipotente, non finisca per essere poi il miglior agente di marketing della criminalità organizzata, il cui interesse è precisamente di far credere che tutto sa, tutto può e tutto controlla…
Ma se è vero che mafia, ‘ndrangheta e camorra sono così pervasivi, in Italia più che altrove, bisognerebbe chiedersi il perché. Temo che la risposta vada cercata nei due miti fondatori del nostro Stato: il Risorgimento e la Resistenza. Chi ha letto “Il Gattopardo”, dove il principe Tomasi di Lampedusa dice e non dice, avrà forse avuto l’impressione di capire che, se in Sicilia si preferì l’Italia ai Borboni, è perché qualcuno contava “di averci la sua convenienza”, come si dice a Genova. Per quanto riguarda la liberazione dal nazi-fascismo, ormai è ben noto che, se gli Americani poterono sbarcare sulle coste sicule in tutta tranquillità, fu grazie agli amici degli amici di Lucky Luciano. Per capire la storia d’Italia, ho proprio paura che si debba tener conto dei debiti che sono stati contratti in passato con un certo tipo di organizzazioni, alle quali stiamo forse pagando tutti quanti, in un modo o nell’altro, esosi interessi…