C’è preoccupazione fra i sindaci per una delibera, arrivata nei giorni scorsi dalla Regione, che riclassifica le microcomunità, pubbliche e private. Il testo, sul quale l’Assemblea del Cpel all’unanimità ha deciso di non esprimersi chiedendo all’Amministrazione regionale un confronto urgente, va ad individuare, tenendo conto della situazione strutturale, le strutture pubbliche e private non autorizzate che, quindi, rischiano di perdere il finanziamento regionale.
I sindaci rilevano nella missiva inviata alla Regione come la delibera non tenga in considerazione due "questioni imprescindibili per gli enti locali". La prima tocca direttamente i cittadini. Il testo infatti va a ridurre "in maniera importante i posti letto da destinare a utenti non autosufficienti, sbilanciando l’offerta verso servizi rivolti ad anziani autosufficienti (le strutture di tipo familiare e alberghiero), con il rischio di aumentare i ricoveri ospedalieri, di favorire di fatto una corsa alla ristrutturazione e di aumentare, di conseguenza, la spesa pubblica". La seconda questione posta dai sindaci riguarda "l’incertezza delle risorse finanziarie disponibili sia per il finanziamento dei servizi che per eventuali adeguamenti delle strutture declassificate ad alberghiera". Nei mesi scorsi Regione e Cpel avevano individuato il "costo medio unitario di riferimento", 115 euro per giorno e posto letto. La delibera in esame, però, secondo i sindaci "non chiarisce come si intenda utilizzare il costo unitario ottimale di riferimento per le strutture protette, come si intendano finanziare le strutture familiari, alberghiere e protette plus e quante risorse siano disponibili per gli eventuali adeguamenti".
Secondo i dati forniti durante l’Assemblea gli utenti inseriti nelle strutture protette sono oggi 568 che diventerebbero 398 con l’approvazione della delibera.
"La preoccupazione più grande – sottolinea il Sindaco di Cogne, Franco Allera – è che di fatto la delibera metta fuori norma tutte le nostre microcomunità, riclassificandole." E il primo cittadino di Gresssoney-Saint-Jean, Luigi Chiavenuto aggiunge. "E’ una delibera sbagliata nei contenuti e nel metodo. Alcuni nostri colleghi per le proprie strutture hanno già scelto strade diverse per razionalizzare i costi e tutto questo viene trascurato in questo provvedimento".
Il testo che mette in allerta i sindaci prevede che il costo unitario ottimale si applichi solo alle strutture protette (quelle che ospitano i casi più gravi) pubbliche autorizzate, alle strutture protette o diversamente classificate collegate agli adempimenti strutturali in corso (Morgex e il centro polivalente socio-sanitario di Aosta) e alle strutture individuate all’interno di un piano di riorganizzazione dei servizi, da stipulare entro il 31 marzo 2015.
Scorrendo quindi le tabelle le microcomunità pubbliche e private a rischio perché non autorizzate sono: Sarre, Saint-Pierre, Roisan, Verrès, Fénis, J.B.Festaz, Arvier, Cogne, Introd, Saint-Christophe, Gressoney-Saint-Jean, Issogne, Pontboset, Fontainemore, Aymavilles, La Salle e Aosta Père Laurent. Per altre il destino è da tempo segnato. E’ il caso di Torgnon ma anche di Pré-Saint-Didier e La Thuile collegate all’apertura della micro di Morgex.